
Un anno fa eravamo ancora qui a raccontare la Liguria nel fango. Dal disastro di Genova era passato solo un mese e una manciata di giorni. Dopo le prime esondazioni nell'imperiese, i nubifragi si spostano sul Ponente genovese. Il Cerusa esonda in vari punti. Sul suo bacino sono caduti 103 mm di pioggia, per far esondare il Bisagno a ottobre ne erano bastati 130. Poi tocca alla Valpolcevera. Nel giro di poche ore esondano tutti i rii minori, allagando strade, case e negozi. A Serrà Ricco ci sono famiglie isolate. A Mignanego, un pensionato di 67 anni, Luciano Balestrero, viene travaolto dal rio Riccò mentre sposta l'auto. L'ondata lo sorprende e trascina il suo corpo fino al mare.
Anche la Valbisagno ha paura. Esondano i piccoli rii, come il Rovare e il Caderissi. Il Fereggiano arriva alla linea rossa. In alta Valle Scrivia si ripete un copione visto troppe volte: Montoggio e soprattutto Busalla sono ancora invase da una melma torbida e impetuosa. Anche la Valle Stura finisce in ginocchio. È l'ennesima mazzata, purtroppo non l'ultima. Interi paesi restano senza gas per la rottura di un tubo.
Le settimane a seguire furono una sequela di frane, smottamenti, cedimenti. Rabbia e frustrazione, ma anche voglia di rialzarsi un'altra volta. Impassibili alla memoria e alle emozioni rimangono i numeri: nelle prime due settimane di novembre, solo a Genova si sono accumulati 800 mm di pioggia. In un anno ne cadono in tutto 1.100.
IL COMMENTO
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