Subito dopo l'annuncio fatto dall'assessore Rixi durante una puntata di "Macaia" a Primocanale, sulla prossima partenza di un treno sperimentale Genova- Milano che avrebbe collegato le due città in un'ora, è scoppiato un finimondo politico così vivace che ha avuto almeno lo scopo di informare i liguri che i politici sono esseri viventi.
Da quel momento è stato tutto un coro di opposizioni esterne, cantori delle opposizioni, semi-leader, gufi e civette, upupe cimiteriali improvvisamente in risurrezione dopo le disfatte, uniti nel condannare il vicesegretario leghista che aveva sbagliato l'orario di trenta minuti e il presidente con la valigia Toti che aveva, con soddisfazione , ribadito la coraggiosa prova ferroviaria.
Premetto che non ho particolari omologazioni politiche con l'attuale maggioranza regionale, anche se riconosco e lo ripeto, un eccezionale attivismo nazionale al nuovo governatore che fa in ogni caso bene a una Regione, la Liguria, che per dieci anni ha confinato con la Siberia.
Tale era lo stato di isolamento dei Liguri da subire oggi un trauma nell'apprendere che a Milano ci si poteva arrivare in poco più di un'ora, e tale lo sconcerto politico delle opposizioni in sonno da inorridire verificando l'eccesso di ottimismo degli attuali regnanti, rei di aver ceffato l'obbiettivo di una ventina di minuti, a seconda di dove il miracoloso convoglio si sarebbe fermato. A Milano Centrale o a Rogoredo.
Una cosa è certa. I coristi del Gruppo Gufi, come direbbe il premier, non sono mai saliti su un treno Milano-Genova e viceversa. Mai, perché' non sanno che cosa significa una esperienza del genere, quando una ventina di minuti in più' rispetto all'orario è sempre un positivo miracolo, essendo questi treni per la maggior parte dei convogli bellici che a differenza dei treni degli anni 40-45 hanno solo l'assenza di bombardamenti aerei alleati. Per il resto sono quelli di allora, anzi allora o subito dopo la guerra c'erano sui vagoni servizi con ottimi cestini da viaggio, ricchi di panini con il pollo arrosto.
Chi ha viaggiato sui Genova-Milano di oggi sa che non sa quando parte, sa che non sa quando arriva. La maggior parte di questi trasferimenti , con una velocità inferiore al meraviglioso Genova-Crocetta d'Orero-Casella, si esaurisce nel mezzo della pianura padana in un tombale silenzio. Il treno si ferma e tutto tace fuori che le imprecazioni dei poveri pendolari.
Personalmente ho ormai acquisito una discreta conoscenza del pavese in tutte le stagioni, dai paesaggi invernali, dove mancavano solo le figurine di contadini che spalavano la neve e mercanti di oche di Brueghel per rendere idilliaca la visione, alle cocenti fermate estive, senza aria condizionata, con i finestrini i chiusi per evitare i bombardamenti di zanzare padane (pardon!). Ho negli occhi la fioritura delle messi e la caduta delle foglie verso Casei Gerola o Gropello Cairoli. Tutto ciò mentre i minuti trascorrevano loro sì, velocemente, nell'assordante silenzio delle informazioni.
Per non dire dello stato dei sedili, sfasciati, puzzolenti, unti come padelle dopo la frittata, o di quello delle toilette il più delle volte chiuse per svariate rotture. Che cosa restava ai pendolari? Sfruttare le misteriose soste nel Pavese, scendere dal treno e cercare un padano cespuglio? Questo, questi, cari pignoletti dell'orario, sono i treni oggi tra Genova e Milano. Ignorati per almeno un decennio dalla Regione.
Per cui a me basterebbe intanto un treno decente, pulito come quelli veneti o emiliani, con sedili non devastati, lavati, dove i wc funzionano, come l'aria condizionata, come il riscaldamento in inverno, magari con qualche altro piccolo confort. Ma soprattutto un convoglio che si ferma nel Pavese o giù' di lì' solo in caso di bombardamenti aerei alleati e non perché al macchinista o al suo datore di lavoro va bene che il mio treno sosti nella campagna lombarda.
Il treno di Toti-Maroni è così? Parte giusto e arriva giusto dopo un'ora e mezza, pulito e vivibile? Per ora mi accontento. In attesa di meglio, di qualche minuto in meno. La pianura padana la studierò sul De Agostini e i dipinti di Brueghel (il Vecchio) andrò a godermeli nei musei. Magari utilizzando le rigorose ferrovie svizzere o tedesche. Che vanno veloci, arrivano in orario, con vetture sterilizzate, senza obbligo di sosta nel mezzo della tundra. E per il cestino da viaggio col pollo arrosto, pazienza. Ne farò ancora a meno.
politica
Perché per ora mi accontento del treno di Toti
Dopo l'annuncio di Rixi fatto a 'Macaia' su Primocanale
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