
Per la prima volta i detenuti del carcere di Marassi sono andati "a scuola" di teatro grazie al progetto "Opera: una realtà non aumentata", che ha portato la magia dell'opera lirica tra le mura dell'istituto penitenziario. Seguendo l'esempio di progetti simili già avviati in altre carceri come San Vittore e Beccaria, i detenuti hanno frequentato un corso di quattro lezioni e studiato la storia di Falstaff, l'ultima opera di Giuseppe Verdi andata in scena al Teatro Carlo Felice il 7 marzo, prima di poterla vedere e commentare insieme.
Origine e Proposta del Progetto
Il progetto è nato a luglio 2024, quando la collaboratrice della Fondazione Teatro Carlo Felice Serena Cozzi ha proposto l'idea alla direzione dell'Istituto Penitenziario di Marassi, al Municipio III di Bassa Valbisagno. Dopo l'ok arrivato dall'Istituto, insieme alla coordinatrice dell'attività didattica e insegnante di grafica dell'Istituto, la professoressa Mirella Cannata, Cozzi è riuscita a portare ai detenuti genovesi un ciclo di incontri che hanno coinvolto in tutto oltre 30 persone.
L'Opera Scelta: Falstaff di Giuseppe Verdi
La scelta di Falstaff non è stata casuale. Questo capolavoro verdiano è stato selezionato per la sua rilevanza culturale e per la possibilità di proiettare la registrazione in un secondo momento. A differenza di altri progetti che prevedono lo streaming diretto, ovvero la proiezione "diffusa", il progetto "Opera: una realtà non aumentata" si è svolto all'interno della scuola del carcere, utilizzando gli spazi didattici e gli orari scolastici.
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"Questo ha permesso di creare un percorso di ascolto, guida e introduzione all'opera, con quattro incontri di due ore ciascuno, a partire dall'11 febbraio 2025" spiega Serena Cozzi a Primocanale. A partire da martedì 11 febbraio 2025, per quattro mattine, le persone detenute hanno partecipato per più di otto ore a lezioni su argomenti scelti di storia della musica, ascolti progressivi e comparati e un tragitto che ha riguardato il Teatro Carlo Felice, le immagini, titoli di repertorio, cantanti e libretti.
"È stata una bellissima esperienza, un inedito e una prima assoluta, che ci siamo posti e proposti di ripetere - continua Cozzi -. Il programma è stato apprezzato e il suo intento ci permette di collocarlo nell'ambito della funzione rieducativa e trattamentale della pena, come indicato dalla Costituzione, perché consente a singoli appartenenti alla comunità detenuta di partecipare a un progetto culturale, di qualità".
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