A distanza di 5 anni dal triplice disastro di Fukushima, la zona di evacuazione attorno a quel che rimane della centrale nucleare rappresenta il 7% del territorio della prefettura: il governo di Tokyo ha speso 150 miliardi di dollari per la bonifica, ma l'area rimane ancora inospitale. Solo 60mila persone delle 160mila che lasciarono le proprie abitazioni per colpa delle radiazioni hanno potuto fare ritorno, mentre il calo della popolazione continua inesorabile e aumenta la diffidenza sull'operato della Tepco, gestore dell'impianto. Dall'11 marzo 2011, giorno del sisma/tsunami di magnitudo 9 seguito dalla peggiore crisi dopo Cernobyl, il problema è stato come smantellare la struttura, una volta contenuta l'emergenza.
La parte più spinosa è capire cosa avviene all'interno dei reattori: la rimozione del combustibile nucleare non inizierà prima del 2017, attualmente neanche i robot comandati a distanza resistono all'alto livello di radiazioni nel cuore del reattore. Toru Ogawa, direttore dell'Agenzia dell'energia atomica giapponese (Jaea), ha stimato che sarà necessario almeno un anno ancora per sviluppare sistemi in grado di fare un'analisi del combustibile fuso nelle vasche di contenimento, la natura dei detriti presenti all'interno e il valore delle radiazioni. Il processo di bonifica della centrale prevede comunque una durata non inferiore ai 30/40 anni, ma viste le criticità del caso, il progetto sarà soggetto a drastiche revisioni. Una barriera di ghiaccio sotterranea di un chilometro e mezzo impedirà all'acqua, secondo il piano, di filtrare dal sottosuolo negli edifici e di contaminarsi, limitando i rischi associati al suo sversamento nell'oceano Pacifico.
Dal momento dell'autorizzazione dell'Agenzia della sicurezza nucleare, il congelamento intorno ai reattori danneggiati dovrebbe realizzarsi in 7/8 mesi. Nella centrale sono immagazzinate 1.000 cisterne ermetiche capaci di contenere 600.000 tonnellate di acqua radioattiva, ma il processo di decontaminazione del liquido non consente il trattamento del trizio, isotopo radioattivo dell'idrogeno, né si conosce la destinazione finale dell'enorme volume ammassato nei 5 anni trascorsi per la stabilizzazione dei reattori. La dispersione delle radiazioni non è circoscritta solo al perimetro degli impianti nucleari. La bonifica del territorio riguarda quasi 20 milioni di metri cubi di suolo contaminato. Lungo le colline del villaggio di Iitate, uno dei più suggestivi della regione del Tohoku prima della catastrofe, sono stati ammassati 2 milioni e 900 mila sacchi di suolo radioattivo, e l'obiettivo del governo di far rientrare i residenti nel marzo del 2017 appare poco credibile. Kenichi Hasegawa, ex agricoltore di 62 anni, ha radunato 3.000 ex residenti di Iitate e iniziato una battaglia contro il governo di Tokyo per denunciare la campagna mediatica sulla pianificazione in vista delle Olimpiadi del 2020.
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Fukushima, 5 anni fa il disastro atomico
In Giappone area lontana da 'normalità', ancora 100mila sfollati
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