cronaca

Parla la moglie di Andrea Bianchetti, l'italiano sul volo Egyptair
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"Abbiamo affrontato insieme quest'avventura finché non mi ha chiamato dicendo che era tutto finito". Su quel volo della Egyptair, al fianco di suo marito Andrea, idealmente c'era anche Isabella. Dalla sua casa di via Pio VII a Genova Quato, ha accettato di raccontarci l'esperienza di quei momenti vissuti da casa. Ora che la paura è passata, si riesce persino a sorridere. Ma quelle ore "sono state le più brutte della mia vita".

Tutto inizia da un sms raggelante: "Hanno dirottato l'aereo". Sono circa le 8.30 del mattino. "Ma il messaggio non era partito subito. Mi ha chiesto di chiamare la Farnesina, nel frattempo ci era già riuscito lui". A bordo dell'aereo sale la tensione. Tutti pensano che Seif Eldin Mustafa sia un terrorista. Ma la preoccupazione, piano piano, si smorza: "Li lasciavano liberi di scrivere e di andare in bagno. Andrea mi ha detto: 'Gli occhi parlano', e quelli erano gli occhi di un disperato, non di un pazzo". 

Nel frattempo "mi ha chiamato la Farnesina. La Questura di Genova mi ha avvisato che sarebbero arrivati due funzionari". Isabella ha solo parole di ringraziamento: "Hanno avuto tutti un atteggiamento delicato e comprensivo, sono rimasti con me tutta la mattina e anche dopo. Mi hanno sostenuto e consigliato". Così per tre interminabili ore, in contatto costante col marito, sperando che tutto finisse presto e al meglio. 

E così è stato. Intorno alle 11.30 arriva l'annuncio: "Ci hanno liberati". Si viene a sapere che il dirottatore voleva solo vedere l'ex moglie e ottenere asilo politico. Gli occhi si alzano spontaneamente al cielo. Ora a casa Banchetti si aspetta il ritorno di Andrea, tecnico nel settore termoelettrico, che ha sempre viaggiato per lavoro e "continuerà a farlo". In serata riabbraccerà Isabella e la figlia di nove anni. "Lei non sa ancora nulla, abbiamo voluto tenere la tv spenta. Gliene parleremo insieme".