cronaca

E dal Piemonte arriva in soccorso un'azienda
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“È un problema da risolvere con urgenza altrimenti il settore finisce in ginocchio”. Non usa mezze parole Marco Cosso, presidente della cooperativa Latte Valpolcevera che di fatto raccoglie tutti i produttori di latte della provincia di Genova.

“Fino al 31 marzo c'era un contratto con Lactalis, la multinazionale che ha acquistato la centrale del latte di Genova, ma alla sua scadenza non è stato rinnnovato”. Dietro questo mancato rinnovo sembrano esserci economie di scala per cui Lactalis trova più conveniente reperire il latte altrove.

“Le quasi 60 aziende nel territorio – aggiunge Cosso – garantiscono un presidio del territorio oltre che un prodotto di qualità, non possono morire, siamo in contatto con la Regione affinchè delle realtà liguri possano acquistare il nostro latte, ma bisogna fare presto”. Anche perché un'azienda che si dedica alla produzione di latte non ha macchinari che si posso spegnere e riaccendere, ma animali che tutti i giorni devono essere accuditi e alimentati.

Gli allevatori potrebbe aver trovato un acquirente per il loro latte, il Caseificio Pugliese, con sede a Lauriano, in provincia di Torino, che venerdì dovrebbe firmare l'accordo. Una "soluzione tampone", come l'ha chiamata l'assessore regionale Mai. 

"Grazie all'impegno di Coldiretti e al lavoro di squadra che abbiamo intrapreso - ha detto Mai - è stato possibile individuare una soluzione 'tampone' che consentirà di non perpetuare lo scempio, che si sta consumando in questi giorni, del latte in concimaia". E il presidente Toti commenta: "Mentre gli altri ululano alla luna la Regione Liguria trova soluzioni. Ora però serve anche un intervento deciso del governo".

E anche il Comune di Sant'Olcese si dice pronto a mettere in campo tutte le iniziative utili ad avviare una vendita diretta del latte oggi commercializzato dalla Cooperativa Valpolcevera, messa in ginocchio dallo stop del contratto che fin qui avevano consentito alla realtà d'entroterra di portare il latte genovese negli impianti di Collecchio. Ad annunciarlo è l'assessore alle attività produttive, Simona Lottici.

"Oggi a noi produttori un litro di latte costa circa 50 centesimi - dichiara ancora Cosso - la metà del costo è rappresentato dal cibo per gli animali mentre il resto è legato agli impianti e alla manodopera". Ma il valore è decisamente più alto se si considera che il latte può essere considerato un prodotto del territorio in un mercato in cui le multinazionali impongono spesso prodotti in arrivo dall'estero. Ecco perchè gli allevatori chiedono un intervento, "perché - dice Cosso - fare questo mestiere è una passione, ma può essere anche una bella opportunità".

Intervento che chiede anche Gianluigi Graniero, presidente di Legacoop Liguria: "Sarebbe bene che i patti di Lactalis con gli allevatori delle vallate fossero rispettati, ma intanto bisogna dare un segnale, e con urgenza. Il latte dev'essere subito distribuito, non si può stoccare". Come? "Estendendo la rete dei distributori. Bisogna portarli anche nei centri commerciali più grossi, per me anche da domani mattina".  

"È un problema di livello europeo - continua Graniero - un attacco che viene da lontano. Ma noi dobbiamo fare la nostra parte e comprare prodotti locali. Io mi trovo d'accordo nel boicottaggio, ma non basta. Una volta si riceveva a domicilio il latte appena munto. Oggi non si può fare, ma è comunque necessario tutelare questa nicchia di qualità. E incrementare le start up, anche per i giovani che puntano sull'agricolutua".

A incolpare l'Europa e la politica delle 'frontiere aperte' - citata dal capo di stato Mattarella durante la manifestazione Vinitaly - è anche l'assessore regionale Edoardo Rixi: "La Liguria sta pagando sulla propria pelle e a proprie spese i risultati nefasti di questa politica. Abbiamo decine di allevatori sull’orlo del fallimento perché non riescono a vendere più il loro latte di qualità che subisce la concorrenza sleale dei prodotti venuti da chissà dove a prezzi stracciati".

Rete a Sinistra ha presentato in consiglio regionale una mozione per tentare di salvare le sessanta aziende a rischio. "Anche questa volta siamo di fronte a un disastro annunciato, si sono avverate tutte le preoccupazioni che la cooperativa manifesta dal 2010, quando Lactalis ha iniziato a smantellare la centrale del latte di Fegino. Oggi stiamo scoprendo l’acqua calda - dice il consigliere Pastorino - con la nostra mozione chiediamo al presidente Toti di mobilitarsi affinché Lactalis riconsideri questa assurda decisione; ma visti i precedenti dobbiamo prepararci al peggio, quindi trovare anche altre soluzioni".

I deputati del Pd Mario Tullo, David Ermini, Lorenzo Basso, Mara Carocci hanno presentato un'interrogazione al ministro dello sviluppo economico e a quello delle politiche agricole. I parlamentari sottolineano come "il mancato accordo colpisce duramente le aziende della Valli Stura e Leira, della Valpolcevera, della Valle Scrivia e della Valle d'Aveto" e come "ricadute negative vi sarebbero anche per i consumatori che sarebbero privati di un prodotto che grazie alle aziende produttrici ne garantisce la genuinità e la sua rigorosa tracciabilitá".

I firmatari chiedono ai ministri se siano "a conoscenza della situazione che si è venuta a determinare e quali iniziative intendano assumere per contrastare le scelta di Lactalis al fine di tutelare le aziende zootecniche interessate, a partire da una rapida convocazione di un tavolo di confronto".

Anche Don Valentino Porcile, parroco di Genova Sturla, si schiera a favore del boicottaggio: "Sono d'accordo e rilancio, perché il boicottaggio è il mezzo che abbiamo tra le mani per far ragionare, in questi casi. Ora è il momento di sostenere i nostri allevatori. Ma non solo questo. Mi chiedo: Parmalat-Lactalis è francese e vuole comprare latte francese? Vada a venderselo in Francia. Qui i nostri allevatori devono vendere le mucche? La politica non può intervenire? Boicottare il latte Parmalat è lo strumento democratico che abbiamo per farla capire. Sosteniamo i nostri allevatori".