cronaca

Forse colpa di un accumulo di gas in un tubo danneggiato
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"È inaccettabile che una conduttura che trasporta petrolio nei pressi dell'alveo di un fiume si rompa. Non dovrebbe rompersi nemmeno in caso di eventi naturali disastrosi". Lo ha detto il sostituto procuratore Alberto Landolfi, che indaga per disastro ambientale colposo contro ignoti per lo sversamento di petrolio avvenuto ieri a Genova nel torrente Fegino lungo l'oleodotto della società Iplom di Busalla.

Nel mirino c'è la manutenzione della conduttura da cui è partita la fuoriuscita di greggio. L'inchiesta cercherà di chiarire a chi spettasse la manutenzione delle condutture e se questa sia stata fatta o meno. Da chiarire anche la posizione dell'oleodotto nei pressi dell'alveo del fiume. In pratica il pm vuole capire se quello di ieri sera sia stato un disastro che poteva essere evitato tramite un controllo accurato della rete che avrebbe permesso di appurare una lesione nel tubo.

Lesione che, se riparata in tempo, avrebbe forse evitato la rottura. Vigili del fuoco e tecnici dell'Arpal hanno avviato verifiche per accertare che i controlli sui tubi siano stati effettuati come previsto dalle normative su quel tipo di impianti. Da fonti vicine ai vigili del fuoco trapela che a provocare la fuoriuscita di greggio potrebbe essere stato un accumulo di gas nel tubo dell'oleodotto danneggiato che scorre sottoterra nel rio Fegino. Alcuni abitanti hanno avvertito un botto, anche se su questo ci sono pareri discordanti.

La Iplom ha fatto sapere che "il magistrato ha posto sotto sequestro solo l'oleodotto in cui ieri è avvenuto la perdita di greggio". La raffineria di Busalla possiede infatti due oleodotti che la collegano al porto petroli di Genova Multedo.