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Kasich e Cruz umiliati, Sanders non molla
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Nel cuore di Manhattan è vera sfida tra Donald Trump e Hillary Clinton. A pochi blocchi di distanza, tra la Fifth Avenue e Times Square, i due festeggiano il rispettivo trionfo nelle primarie dello stato di New York. Per il tycoon newyorchese è uno tsunami di voti: 40 punti di distacco sul governatore dell'Ohio John Kasich quando è stata scrutinata la metà delle schede. Il senatore ultraconservatore Ted Cruz, fino ad oggi principale avversario di Trump, umiliato dai newyorchesi di cui aveva criticato i valori.

Più sofferta la vittoria dell'ex first lady, a cui il senatore Bernie Sanders prova a mettere paura, con i principali media americani che a chiusura delle urne non si sbilanciano nel chiamare la vittoria: 'Too close to call'. Poi l'esplosione di gioia, un boato liberatorio dei fan di Hillary riuniti all'Hotel Sheraton, a due passi da Times Square: a metà scrutinio l'ex segertario di stato domina con oltre 17 punti di vantaggio.

Anche per lei, commentano le tv americane, una 'big win', una valanga di consensi. Tra i 'Bernie boys', che si sono dati appuntamento in un pub di Brooklyn, in pochi minuti si passa invece dalla speranza in un miracolo alla delusione. Ma il finale triste era nell'aria, tanto che il senatore del Vermont nel pomeriggio era già partito per la Pennsylvania è rimasto lontano dai riflettori: una sorta di resa prima ancora che si conoscessero i risultati. Resta la campagna elettorale straordinaria condotta a New York, dove il senatore 'socialista' e' riuscito ad accendere entusiasmi tra i giovani che non si vedevano dai tempi di Barack Obama nel 2008. Sanders si congratula quindi con Hillary, ma non molla: "Ho ancora delle chance."

Quello dell'ex first lady appare alla fine il risultato più importante della serata: conquista un bottino più cospicuo di delegati, rendendo la generosa rincorsa di Sanders quasi impossibile. Mentre Trump, nonostante abbia sbancato New York, dovrà faticare ancora per sbarazzarsi definitivamente dei suoi rivali e scongiurare del tutto una convention repubblicana aperta, senza avere la nomination in mano.