Nuova udienza oggi nell'ambito del processo per l'alluvione del 9 ottobre 2014 a Genova, che vede imputate Raffaella Paita e Gabriella Minervini per omicidio e disastro colposo per la morte del pensionato Antonio Campanella, travolto dalle acque del Bisagno, e per i danni ad attività commerciali e private. In aula il giudice per le udienze preliminari Ferdinando Baldini.
Per Raffaella Paita, allora assessore della protezione civile, è stato accolto il rito abbreviato mentre per Gabriella Minervini, ex direttore della protezione civile, deve essere ancora deciso il rinvio a giudizio. Stamani al dodicesimo piano del Tribunale di Genova l'udienza, iniziata in ritardo per un problema al registratore, in cui è la volta delle discussioni degli avvocati delle oltre quaranta parti civili. Assenti le due imputate.
Per Raffaella Paita, allora assessore della protezione civile, è stato accolto il rito abbreviato mentre per Gabriella Minervini, ex direttore della protezione civile, deve essere ancora deciso il rinvio a giudizio. Stamani al dodicesimo piano del Tribunale di Genova l'udienza, iniziata in ritardo per un problema al registratore, in cui è la volta delle discussioni degli avvocati delle oltre quaranta parti civili. Assenti le due imputate.
L'assoluzione o condanna di Raffaella Paita potrebbe già avvenire nell'udienza del 14 luglio, trattandosi di rito abbreviato, o in un'altra udienza successiva.
"Ci sono persone che hanno perso tutto, persone che hanno avuto danni e altre che hanno dovuto lottare per salvare la propria vita, come una bambina di quattro anni che in seguito all'alluvione ha subito una invalidità permanente a livello psicologico del 5 per cento". Così l'avvocato Giuseppe Maria Gallo, che difende dodici parti civili al processo per l'alluvione del 9 ottobre 2014 a Genova, disegna stralci di vita di quella giornata terribile che provocò la morte del pensionato Antonio Campanella.
Per primo è toccato proprio a Gallo che difende dodici parti civili, tra cui la bimba che si trovava in casa coi genitori, casa che fu invasa dalle acque del rio Vernazza e per cui lo choc fu così grosso da comportare una invalidità permanente.
"Dagli atti - spiega Gallo - si ricavano due elementi: il primo è che la Paita stava seguendo la propria campagna elettorale e dapprima si trovava fuori Genova (e questa non è un atto d'accusa ma una considerazione storica) e che tornando in sala operativa non ha dato l'input alla dirigente Minervini di dichiarare lo stato di allerta, visto che la parola spettava proprio a lei (che peraltro aveva il telefono spento). Per noi si tratta di responsabilità concorrenti, che è anche la tesi della Procura. Questo dovrà comportare tutta un ragionamento su tutto il comparto della protezione civile".
IL COMMENTO
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