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Il confronto sulla crisi del Pd in Liguria/3
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Al dibattito aperto da Mario Paternostro su Primocanale.it con il commento "La Battaglia perduta" si unisce l'intervento di Andrea Contini, segretario del Pd di Sestri Ponente (*)

L'idea di Mario Paternostro di alimentare un dibattito su quello che sta succedendo nel Pd alla luce degli ultimi risultati elettorali è stimolante. Alla fine ci si confronta poco ultimamente e trovo corretto il suo giudizio su Cristina Battaglia, lei era il meglio che potevamo candidare, è tutto quello che il nuovo corso richiede: capace, grintosa e sopratutto lontana dalla politica. Ma a questo giro anche con a disposizione il migliore Prodi dei ruggenti secondi anni novanta, avremmo perso.

Perché? Io sono solo un Segretario di Circolo neanche più così influente come una volta (il circolo intendo, io influente non lo sono mai stato nemmeno una volta) ma provo a spiegarmi. Il Pd è l'azionista di maggioranza di questo Governo e chi governa prende decisioni e alcune possono essere pure sbagliate, o percepite come tali, di conseguenza i fianchi scoperti sono molti di più di quelli che normalmente può prestare chi invece è all'opposizione.

Basti pensare che dall'inizio della Seconda Repubblica nessuno schieramento eletto è stato riconfermato, chi governa poi perde, non lo dico io, è la storia a dirlo: nel 1994 Berlusconi, nel '96 Prodi, nel 2001 Berlusconi, nel 2006 Prodi, 2008 Berlusconi e nel 2013 nessuno. Renzi è a Palazzo Chigi da due anni e mezzo ma è come se lo fosse da sette; il suo attivismo, la sua iper esposizione mediatica, al netto dei selfie, da punti di forza sono diventati il suo tallone d'Achille.

È il destino dei leader "d'assalto". Si consumano in fretta se non riescono a trovare l'equilibrio. Vanno in sovraesposizione, si sentono invincibili. Penso a Craxi che governò solo 4 anni, dall'83 al 1987 ma ancora oggi ci si ricorda dei "Craxiani anni ottanta", quattro anni percepiti come dieci. Oggi non è il Governo Renzi ad essere stanco, ma è lo stesso Renzi ad esserlo, per lo meno questo è quello che percepisco. In questa fase vedo molto dell'approccio socialista Made in Yuppies. Approccio forte, quasi autoritario sulle questioni importanti e sui rapporti con la minoranza interna, Renzi viene percepito da molti come un uomo solo al comando, che si gioca tutto scommettendo solo sulle sue forze e sulla sua faccia.

È andato al Governo senza passare per le urne, ma solo per delle primarie, certo partecipatissime, ma sempre di primarie parliamo, sperava nelle amministrative, in un miracolo come nelle scorse europee, ma a sto giro è andata male. Per la prima volta da quando governa gioca in uno scenario negativo. Ora non c'è più solo il centrodestra come avversario, ora c'è anche il temutissimo Movimento 5 Stelle, da bipolare siamo passati alla fase tripolare. I ballottaggi ne sono la prova, dove siamo andati contro i grillini abbiamo perso per una legge tanto antichissima quanto banale: Il secondo e il terzo si uniscono per far perdere il primo.

Adesso deve puntare tutto sul referendum di ottobre, giustamente non avendo avuto il privilegio di passare dalle urne cerca una legittimazione vera e forte per poter arrivare alla scadenza del mandato, ma i primi segnali non sono positivi, il fronte del No si rafforza sempre di più. Anche tra noi. Pensiamo all'intervista sul Corsera di D'Alema. Dobbiamo portare al voto più di venti milioni di persone almeno per giocarcela, se perdiamo la sceneggiatura è già scritta. Abbiamo visto Cameron, domani Renzi potrebbe fare la stessa scelta. Io sono tra quelli favorevole alla riforma, ma renderlo un referendum sulla sua persona è stato un azzardo degno di una partita a chemin de fer.

Oggi il trend è negativo per noi, i risultati sono evidenti, lo sa anche lui, prova del fatto che da ben prima dei ballottaggi è immobile in un insolito inattivismo mediatico. Giustamente starà riflettendo. Le uscite di D'Alema non aiutano, si può ironizzare fin che si vuole, ma nei nostri circoli le parole di D'Alema o Bersani sono ancora molto ascoltate e spesso apprezzate, un loro NO o NI alla riforma equivale ad una valanga di dubbi nella base di cui faccio parte e poco conta se sono stati vincenti o meno, la gente dimentica le vittorie, figurarsi le sconfitte. Loro restano punti di riferimento forti nel nostro partito.

Forse, e lo dico con la semplicità del militante, il PD ha bisogno di un segretario a tempo pieno. Di uno che abbia il tempo di seguire l'organizzazione, la comunicazione, gli organismi, i territori e le loro esigenze. Uno con pieni poteri e capace di farlo. Non sono un "renziano", faccio parte della minoranza, ma oggi nella sconfitta sicuramente ho più simpatia per lui, è troppo facile e pure ingiusto fermare una lepre quando corre con un pallino nella zampa.

Dobbiamo far passare la tempesta sforzandosi di stare uniti. Renzi finirà certamente il suo corso prima o poi, non oggi, non per queste amministrative, si mettano l'anima in piace tutti i suoi detrattori, il Pd ora deve dimostrare di essere un partito con reali vocazioni di Governo, con ben chiara la politica delle alleanze, perché da soli non si va da nessuna parte, dal centro alla sinistra come Burlando in Liguria e Prodi in Italia hanno insegnato per anni riuscendo a vincere. In politica non vale la teoria anglosassone che in due si è in compagnia in tre si è una folla. In politica conta la gente e quello che la gente pensa di noi, perché alla fine se si vuole fare qualcosa di buono per la comunità i voti vanno contati e non pesati.