cronaca

E il Ponente ligure guarda con preoccupazione al suo binario unico
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Dalle lamiere contorte dei treni che si sono scontrati il 12 luglio tra Andria e Corato i soccorritori continuano a estrarre persone. Alcuni sono feriti, altri, purtroppo, cadaveri. E così il bilancio della strage cresce ancora, impietoso, dopo più di 24 ore dall'incidente. Ci sono poi persone che hanno mai più riabbracciato i propri cari, delle quali non si trova traccia. Nelle stazioni liguri e in molte stazioni italiane è stato osservato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime. 

Nel frattempo si continua a indagare sulle cause. Un pool di magistrati coordina le indagini per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario, presto potrebbero uscire i primi nomi. I due treni viaggiavano a più di 100 chilometri orari, uno dei due aveva qualche minuto di ritardo. Bisogna capire se dalla stazione è partito il segnale di via libera per telefono, chi lo ha dato e perché.

Sotto accusa finisce non solo il sistema di blocco, basato su una semplice chiamata, ma lo stesso binario unico. E l'Italia tutta si scopre d'un tratto arretrata e pericolosa. Compresa la Liguria, che una ferrovia così ce l'ha per un lungo traetto della Riviera di Ponente, pur con sistemi di sicurezza migliore.

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“Lo abbiamo visto nelle schede tecniche passate ieri e stamattina in tv, purtroppo l’italia ha ancora un’altissima percentuale di km della rete ferroviaria a binario unico – dice l'assessore regionale Giovanni Berrino a Primocanale - Bisogna ricordare che quel tratto di ferrovia dove è successo l’incidente era a gestione privata e quindi con apparati di sicurezza che, naturalmente vedremo nello sviluppo delle indagini come sarà, ma appaiono diversi e inferiori a quelli che interessano la nostra linea ferroviaria”.

I problemi, però, sono lampanti: “Ciò non toglie che sia particolare che in un tratto di 50 km di una linea internazionale molto importante come la Genova-Ventimiglia che collega Francia, Spagna e Portogallo all’Italia e quindi alla dorsale tirrenica sia ancora a binario unico. Questo non tanto per la sicurezza quanto per la comodità e i tempi di viaggio che il binario unico impone, proprio per gli incroci dei treni che impongono ad uno dei due treni di fermarsi e per la velocità ridotta del binario unico rispetto al doppio binario”.

Intanto l'Italia tutta si stringe intorno alla Puglia e piange con lei le sue vittime. Le loro sono storie quotidiane, vite spezzate in un istante surreale: ci sono i due macchinisti, l'estetista mamma di una bimba di due anni, un giovane calciatore che tornava da scuola, gente che andava a lavorare, una nonna col nipotino. In ospedale ci sono oltre venti feriti, di cui otto in prognosi riservata. Sui social network l'hashtag che va per la maggiore è #prayforpuglia.

La solidarietà tangibile, però, è quella di chi fa la coda fuori dagli ospedali della Puglia per donare sangue. Al Policlinico di Bari sono centinaia. I medici ringraziano e ricordano che il gruppo zero è preferibile. Non sono mancati, invece, momenti di tensione fuori dall'istituto di medicina legale, dove i famigliari delle vittime volevano entrare in massa a vedere le salme, mentre il personale consentiva l'accesso solo a due parenti stretti.