cronaca

Il presidente del Civ: "Non vogliamo più vedere quelle scene"
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Sei anni esatti. È il tempo passato dal giorno che ha inaugurato la nuova stagione delle alluvioni genovesi. Era il 4 ottobre 2010 quando Sestri Ponente veniva travolta da un inferno di fango. Il Chiaravagna e il Molinassi, rii stuprati dal cemento e dall’incuria, hanno ricordato alla città la loro presenza.

A sei anni di distanza c'è una vittima da piangere, Paolo Marchini, l'operaio della cava di Panigaro inghiottito dal fango mentre cercava di recuperare la moto. Alla fine, chi ha pagato il conto sono i commercianti e i comuni cittadini, alle prese con rimborsi falsati e lavori in ritardo. Mentre all’orizzonte giudiziario si configura una grande bolla di sapone. Perché il perito incaricato dal giudice ha parlato di evento straordinario. In altre parole, non sarebbe colpa di nessuno.

“Molti di noi hanno dovuto chiudere – sospira Riccardo Grossi, presidente del Civ Sestri Ponente – perché non ce l’hanno fatta”. Chi ha perso tutto nel 2010 si è scontrato con una postilla che prevedeva di finanziare di tasca propria gli investimenti prima di ricevere i contributi. “Così tante grosse ditte non si sono mai più rialzate, perché i proprietari non avevano abbastanza soldi da spendere”. Uno scoglio superato solo nel 2014, “ed è quello che ha permesso ai commercianti di risollevarsi”, dice Grossi.

La surreale casa sul torrente di via Giotto non c'è più, è stata abbattuta. I lavori per mettere in sicurezza Sestri vanno avanti, con calma, a rilento, tra mille ritardi, indifferenti alle statistiche che parlano di un allagamento in media ogni cinque anni. Si sperava che le opere in via Manara finissero prima della brutta stagione. “Non abbiamo abbastanza informazioni. Siamo terrorizzati. Non vogliamo più vedere quello che è successo nel 2010”, continua Grassi. Così si guarda il cantiere, poi il calendario e poi il cielo.

Oggi non è come sei anni fa. Splende il sole sulla Grande Genova, e si corre il rischio di dimenticare. Per questo i sestresi chiedono alle istituzioni presenza, chiarezza e prevenzione. Il fango sulle strade è solo un lontano ricordo, ma a tirarlo fuori dal cassetto degli incubi bastano pochi centimetri di pioggia.