
Il Comitato, che accoglie circa 500 persone tra frantoiani, piccoli olivicoltori e confezionatori della pregiata oliva in salamoia sono favorevoli a una dop "Riviera ligure" accompagnata dalla dicitura "cultivar taggiasca".
All'origine della querelle c'è il fatto che il nome della "dop" e quello della "cultivar" non possono essere identici come ha stabilito la Ue. Se la dop dovesse perciò chiamarsi "Taggiasca", la cultivar dovrebbe per forza cambiare nome, ad esempio in "giuggiolina", "tagliasca" o "gentile". Ma i produttori non sono d'accordo con questa soluzione.
"Vogliamo una taggiasca libera e di libero utilizzo - ha affermato, stamani, il presidente del Comitato "Salva Taggiasca", Simone Rossi - ed eventualmente una dop alla quale ognuno può decidere se aderire o meno. Certo è, che se si lavora tutti per una dop comune, bisogna fare in modo che tutti possano partecipare". All'incontro era presente anche il rappresentante di Slow Food, Sergio Tron.
Sul caso è intervenuto anche il Movimento 5 Stelle, con il consigliere regionaleMarco De ferrari, che dice “no al riconoscimento restrittivo e forzoso del Dop che taglierebbe le gambe a circa l’80 per cento degli olivicoltori locali”. “La tutela del prodotto può e deve coesistere con quella dei produttori – osserva De Ferrari – Ben venga la tutela dell’oliva taggiasca, ma va fatto con un percorso condiviso con tutti i soggetti interessati e non eccessivamente restrittivo nei confronti degli agricoltori, anche biologici, che si ritroverebbero costretti dall’oggi al domani a cambiare il nome delle proprie cultivar da taggiasca a giuggiolina”.
IL COMMENTO
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