Centrodestra unito, candidato comune, nessuna paura di perdere col Movimento Cinque Stelle e tantomeno col Pd. Giovanni Toti conferma a Primocanale, in un'intervista con Mario Paternostro, la strategia politica post referendum al termine di una campagna elettorale che volge al termine ("e meno male", chiosa il governatore ligure) e che cambierà giocoforza lo scenario politico, tanto a livello locale quanto nazionale.
Sono gli ultimi giorni di campagna elettorale... - Per fortuna. Abbiamo spiegato agli italiani le ragioni del sì e del no durante una campagna elettorale lunghissima che ha paralizzato il Paese.
Le piacerebbe sfidare il presidente elettoralmente? - Lo stiamo già sfidando per dire no a questa riforma che toglie potere ai cittadini, c’è tutto il tema del regionalismo che la riforma rimanda indietro di trent’anni rispetto a ciò che è stato conquistato in quest’anni. Non semplifica ma complica, trasforma il Senato in un bivacco per sindaci e presidenti regionali, e lo dico da futuro senatore se dovesse passare. Quindi non solo non farà risparmiare niente – il debito pubblico è cresciuto negli ultimi mesi di 7 milioni di euro l’ora – ma ci riporterà indietro.
Ma non sarebbe giusto che nel campo della sanità sia il governo a decidere alcune cose? - Ma è già così. Il governo Renzi però vuole livellare verso il basso. Basterebbe introdurre il sistema dei costi standard per risparmiare 2 volte e mezzo quanto si risparmierebbe con questa legge. I Lea non li decidono mica i presidenti delle Regioni, ma il ministero, e sono i livelli essenziali di assistenza a cui tutti devono attenersi. Ci sono anche regioni ‘rosse’ che hanno fatto bene, come la Toscana, e altre che invece hanno costi altissimi. Non vedo perché chi è stato più bravo debba sempre accodarsi a chi è meno bravo.
C’è un articolo un po’ azzardato del Financial Times sulle banche che fallirebbero… - È assurdo. Suggerirei anche a certa stampa locale un po’ più di prudenza. Banca Carige è solida, sta facendo un grande lavoro e lo sta dimostrando anche a noi. Se vincerà il no il sole sorgerà ad est e tramonterà ad ovest, ci sarà il traffico in Sopraelevata. Smettiamola di terrorizzare la gente, saremmo esattamente come siamo adesso, ma un po’ meglio di come saremmo se passasse questa legge che ci farà franare verso il passato.
Sembra che il Quirinale voglia un Renzi bis. Lo stesso D’Alema ha detto: “Mi toccherà difendere Renzi…” - Per quanto ci riguarda noi abbiamo senso di responsabilità. Il Governo ci ha inchiodato l’attività di governo negli ultimi due anni anche per nascondere il fallimento su tutti gli altri fronti. Il Governo deve far comprendere di aver compreso che le sue politiche sono state fallimentari. Dopodiché Mattarella vedrà cosa fare, su questo sono laico. Si restituisca la parola ai cittadini e dopodiché si faranno le riforme: quelle della pubblica amministrazione, le autorizzazioni ex post e non ex ante a chi apre un’azienda, Equitalia che è rimasta a perseguitare gli italiani tutti i giorni. Con questo ha a che fare il cittadino, non con l’impianto costituzionale.
Però cominceremmo con la diminuzione dei parlamentari… - Ma c’era anche nella riforma bocciata con un referendum voluto dal Pd che oggi dice che questa è l’ultima occasione per cambiare il Paese. Non è vero. Diminuisce il numero dei parlamentari votati dai cittadini. E così per le Province.
Modifiche alla legge elettorale? - Sono salti nel cerchio di fuoco, esercizi ginnici. Certo che andrà fatta e dovrà avere due valori: la rappresentatività, in un Paese dove va a votare il 55% dei cittadini questi devono dire la loro sulla persona, poi non si può consentire a chi ha il 35% di governare il paese, e terzo la governabilità. Occorre che sia chiaro che chi vince le elezioni governi il Paese.
E se vince il No cosa succede nel centrodestra? - Non succederà niente, il centrodestra ha una storia di 22 anni e soprattutto di buon governo. Non potrà stare a guardare alla finestra l’opposta demagogia di Renzi e Grillo. Siamo in campo, bisogna che i partiti si allarghino alla società civile che rappresentano e sappiano trovare un programma comune. Dopodiché abbiamo un leader, Berlusconi, il più rappresentativo per ciò che ha fatto. Abbiamo tutte le carte in regola per tornare a governare questo Paese.
Genova sarà comunque un test interessante anche per voi. - A Genova andremo uniti come abbiamo fatto a Savona e come faremo alla Spezia e Chiavari, con un candidato unico più le liste civiche cui il centrodestra ha sempre guardato nei tempi migliori per trarre linfa. Lei si vuole candidare?
Io no, la ringrazio. Sono anziano. - Ma io non sono per la rottamazione generazionale. Come disse Plutarco, le battaglie si vincono con le lance dei giovani e la saggezza dei vecchi comandanti.
Ma il candidato se lo sceglie lei? - Lo sceglieremo insieme con la Lega e con Fratelli d’Italia, e anche con gli amici di Area Popolare a cui siamo legati da un patto solido e vincente qui in Liguria. Con queste forze politiche ci allargheremo a tutte le forze civiche che un anno fa hanno avuto il coraggio di scendere in campo.
Ha paura di un ballottaggio con Grillo o il Pd? - Ma io non credo che nessuno voglia affidare una città al Movimento Cinque Stelle , che non è più credibile, né al Partito Democratico, che nonostante la bocciatura alle comunali e alle regionali continua a fare una politica poco quotabile. Credo abbiano bisogno di una pausa di riflessione.
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Referendum, Toti a Primocanale: "Se vince il No, ecco cosa succede a Genova"
Il governatore: "Pd e M5s? Non credo possano governare"
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