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Lo spettacolo è diretto da Andrée Ruth Shammah
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Martedì 4 Aprile alle ore 20.30 va in scena al Teatro della Corte “UNA CASA DI BAMBOLA” di Henrik Ibsen, con protagonista Filippo Timi che interpreta tutti i ruoli maschili, e con Marina Rocco, Mariella Valentini, Andrea Soffiantini, Marco De Bella, Angelica Gavinelli, Elena Orsini, Paola Senatore.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Franco Parenti e dal Teatro della Toscana, è diretto da Andrée Ruth Shammah che ne ha curato anche la versione italiana e l’adattamento.

Lo spazio scenico è di Gian Maurizio Fercioni, i costumi sono di Fabio Zambernardi in collaborazione con Lawrence Steele, le musiche sono di Michele Tadini, le luci di Gigi Saccomandi.

Scritto da Henrik Ibsen nel 1879, mentre si trovava in vacanza ad Amalfi, “CASA DI BAMBOLA” è diventata ben presto un’opera angolare per il teatro del ‘900 con al centro una tematica sempre attuale perché universale: il confronto fra l’identità maschile e quella femminile.
Un’intensa commedia tragica che è anche un testo protofemminista in cui Nora, la celebre protagonista, ha la capacità di combattere e di liberarsi dalle “spire” maschili che opprimono la donna, in una società rigidamente patriarcale.
Rovesciando il tradizionale punto di vista sul dramma ibseniano, la regista Andrée Ruth Shammah invita lo spettatore a chiedersi: «E se Nora non stesse dicendo la verità quando afferma di essere sempre stata trattata come una bambola?» Partendo da questo dubbio, la regista e Filippo Timi, interprete di tutti i ruoli maschili, giungono alla conclusione che lungi dall’essere vittima, Nora è colei che regge i fili della vita coniugale e che manipola il marito Torvald, obbligandolo, appunto, a interpretare ruoli diversi. Il risultato è che l’intreccio si complica e si trasforma in una specie di thriller fatto di sentimenti e passioni, truffe e calcoli interessati, inganni e rese dei conti.

Dagli appunti di Ibsen sulla commedia si legge: «Ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze: una, in un uomo e un’altra, completamente differente, in una donna. L’una non può comprendere l’altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se fosse un uomo».