Se si dovesse dar retta al risultato del congresso fra gli iscritti (pochi, appena 3.200), bisognerebbe concludere che a Genova Gianni Crivello è un candidato sbagliato. All'ombra della Lanterna, infatti, il Pd si scopre meno rosso che in passato: Matteo Renzi vince sfiorando il 58 per cento e la pur ottima prova del ministro Andrea Orlando (quasi il 42 per cento), insieme con la vittoria a Voltri, stemperano appena la caduta di Sestri Ponente. Che da Stalingrado d'Italia si è risvegliata renziana.
Le cose, come noto, stanno in modo un po' più complicato per il Pd. Secondo i sondaggi in possesso del partito, in realtà Crivello sarebbe l'unico candidato che può trascinare il Pd genovese almeno al ballottaggio per la riconquista di Palazzo Tursi. E sempre secondo gli stessi sondaggi il principale avversario della contesa elettorale di giugno sarebbe il centrodestra guidato da Marco Bucci, non il Movimento 5 Stelle affidatosi a Luca Pirondini dopo il pasticcio brutto delle "comunarie" vinte da Marika Cassimatis.
In nome di queste indicazioni, Crivello ha iniziato la sua campagna elettorale rivendicando i trascorsi comunisti e contestando a Bucci di essere stato una vita fuori da Genova. Ora, ognuno ha il diritto di essere orgoglioso del proprio passato, ma ha senso farlo quando non riesci a mettere insieme tutta la sinistra, dovendo constatare che finora il resto della compagnia storica di Crivello dice non voler avere nulla a che spartire con il candidato del Pd?
Lui, in questo caso giustamente, dice di non voler essere solo l'uomo dei democratici, ma non c'è dubbio che il Pd sarà il suo azionista politico di riferimento. E però: come devono sentirsi gli iscritti, e gli altri "piddini" in genere, di fronte a un candidato che quasi tende a smarcarsi da quell'appartenenza di fatto?
Per carità, i disastri combinati dai democratici attraverso il sostegno alla giunta guidata da Marco Doria sono sotto gli occhi di tutti. Tuttavia non si capisce per quale motivo un partito a trazione renziana dovrebbe appoggiare un candidato che sembra avere un grave problema a rappresentarlo. Oltretutto dimenticando che della giunta sotto il tiro dei genovesi Crivello ha fatto parte a pieno titolo.
Ne è stato, questa la mia convinzione non di oggi, uno dei migliori assessori (insieme con vicesindaco Bernini e il titolare del bilancio Miceli). Ma un conto è fare l'assessore, altro essere il sindaco. Soprattutto gli oneri sono molto diversi e più gravosi.
Prima di arrivare lì, peraltro, bisogna superare il primo turno e poi aggiudicarsi il ballottaggio. I sondaggi dicono che il centrodestra sarà il principale avversario? Facciamo finta che le cose stiano davvero così. Come conta Crivello di convincere i "grillini" a votarlo, in una eventuale sfida finale? Rivendicando di essere rimasto in città e al servizio della città? Ma, sarebbe la più ovvia obiezione, con quali risultati?
Se, invece, sarà il Movimento 5 Stelle l'ultimo avversario, Crivello per vincere avrà il compito di provare a ottenere il consenso degli elettori di centrodestra. Ritiene di farlo presentandosi nei panni di un comunista irriducibile e di uno che "schifa" chi è stato a guadagnarsi la pagnotta all'estero? Forse nessuno ha ancora avvisato il soldato Crivello che fra le combinazioni possibili ce n'è una terza: che al ballottaggio ci arrivino il centrodestra e i "grillini".
politica
Il Pd genovese neorenziano e il comunista Crivello
Giochi elettorali pericolosi per la conquista di Tursi
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