politica

Il commento
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La peculiarità di Genova di fronte al cruciale appuntamento dell’11 giugno è di avere come candidati “delle gran brave persone”. Diamo per scontato (anche se non lo è sempre) che chi si candida, opportunamente selezionato dai proponenti, sia onesto, con la fedina penale pulita, paghi le tasse, rispetti le donne, sia educato, non butti la carta per strada, tratti bene i cani e non rutti a tavola. Dunque quello che i genovesi vorrebbero è che il vincente fosse anche qualcosa d’altro.

Per esempio, che avesse delle idee, perché la nostra amata città ha un disperato bisogno di idee nuove, non solo ricalchi del passato. Idee nuove per la viabilità, il lavoro, la lotta al degrado urbano, lo sviluppo del commercio, il risanamento del centro storico, il lancio del turismo inteso come fantastica attrattiva anche per le nuove aziende, i collegamenti, il Blueprint, eccetera.

Poi che fosse in grado di parlare alla pari con Roma per proporre e difendere le esigenze della città. Questo vuol dire avere accesso alle stanze dove si decide, grazie a una buona considerazione “politica”. Quello che in gergo si chiama “peso politico o contrattuale”.

Che sapesse costruire relazioni nazionali e internazionali utili, perché per rilanciare una città agonizzante ci vuole una cura d’urto che non può soltanto confrontarsi con le realtà comunali o dentro un territorio così ristretto come quello di Genova.

Un sindaco brava persona deve avere la capacità di ascoltare i suoi concittadini, camminando per strada quando occorre anche se non è indispensabile dar pacche a dritta e a manca o fare selfie a gogò.

Infine, credo che sarebbe indispensabile uno che sapesse motivare i collaboratori dopo averli scelti tra i migliori e non certo compiacendo alle segreterie politiche della città o, peggio del peggio, accettando quei penosi do ut des elettorali per cui, in queste ore, stanno bussando alle porte di alcuni candidati i più eccelsi rappresentanti della Crema delle Nullità in cerca di un posticino anche se soltanto da consigliere comunale.

Per avere la forza di fare tutto questo non basta essere delle brave persone. Non guasta, ma non basta.

Genova nei prossimi cinque anni gioca la sua ultime chance. Va al voto unica città importante (con Palermo) prima delle politiche, prima di una manovra che sarà pesantissima e che metterà alla prova gli italiani e in primo luogo la classe politica che poco dopo ci chiederà il voto per governare.

Cinque anni decisivi, come ricordava bene su questa pagina Franco Manzitti, che hanno bisogno come sindaco di una forza della natura. Brava, bravissima persona. Ma non soltanto.

In fondo, cari amici, Beppe Pericu per ricordare un sindaco che almeno per il primo mandato ha cambiato Genova in meglio, penso sia una bravissima persona. Ma non lo ricordiamo (e qualcuno lo rimpiange) per questo, ma perché aveva i contro-coglioni.