cronaca

Tre vuoti urbani che non si possono più trascurare
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Leggevo stamattina delle beghe legali intorno alla magnifica area dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto. Una vicenda che, dopo la legge Basaglia e lo svuotamento di queste antiche strutture di ricovero (peraltro, allora, genialmente ideate e realizzate), è finita in una giungla di progetti falliti.

Oggi, onestamente, non ho capito che cose se ne voglia fare e, nello spirito genovese del sospetto continuo, ho timore che finisca male. Una frattaglia di presenze e interessi scoordinati.Quella dell’ex manicomio, insieme a altre due aree prestigiose, veri e propri tesori urbani, cioè in porto Ponte Parodi-Hennebique e ex Mercato del Pesce, costituisce oggi un “vuoto urbano” che Genova non può trascurare.

Tra i tanti progetti consumati per Quarto il più naturalmente ragionevole era quello della cittadella universitaria, cioè dello spostamento di una parte degli istituti di Medicina in quegli edifici.
Così come il complesso Ponte Parodi-Hennebique avrebbe dovuto diventare una forte presenza dell’Università dentro quell’area portuale dove è già presente Economia, per concentrare Ingegneria o altro e creare un motore vitale e colto come quello che è accaduto a Sarzano con l’invenzione della facoltà di Architettura.

Un insediamento universitario in un luogo così prestigioso e simbolico avrebbe da un lato rivitalizzato una zona che oggi è in abbandono e peggio, devastata e degradata, dall’altro realizzato quella cerniera tra Porto antico e centro storico che era alla base del geniale progetto di Renzo Piano, ma che è stata completamente disattesa dagli amministratori.

Infine il Mercato del pesce, edificio strategico che deve diventare oggetto di una analisi e di proposte serie e non di quotidiane boutades.
Tutto questo impone alla nuova giunta comunale di Genova di avere un importante assessore all’Urbanistica, uno che sappia di che cosa si parla, con una visione creativa, ma anche pragmatica, uno del mestiere che possa lavorare al fianco e a sostegno del nuovo sindaco-manager.

Un assessore che abbia le visioni dei due predecessori molto diversi per ideologie, ma artefici della svolta urbana della nostra citta: Mario Bessone negli anni ’80 del sindaco Fulvio Cerofolini e Bruno Gabrielli nel decennio di Beppe Pericu.

Bucci che giustamente ha tenuto per se la delega dell’Urbanistica dovrebbe quanto prima fare la sua scelta
che, ci auguriamo, non sia bilanciata dalle quote della politichetta.  Speriamo in una decisione innovativa e coraggiosa, così come sarebbe giusto che all’interno degli annunciati Stati Generali sul futuro di Genova una parte preponderante anche per parlare di lavoro e impresa, di giovani e cultura, fosse riservata ai vuoti urbani e al loro utilizzo, magari pensando finalmente a grandi concorsi internazionali come fanno i nostri cugini francesi e non ha garette destinate al flop come quella del Blue Print.