cronaca

Il Comune pronto a chiamare Minniti, a rischio centinaia di circoli
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I cittadini di Sampierdarena e il Comune di Genova sono pronti all'offensiva. E, se necessario, chiameranno in causa direttamente il ministro Minniti. L'avversario? Sempre loro: i falsi circoli culturali. Che in realtà sono veri e propri market dell'alcol e della droga, calamita per ogni genere di degrado. Ma soprattutto le quattro federazioni nazionali che a questi centri offrono appoggio in cambio di denaro: saranno tutte convocate a Palazzo Tursi per una commissione monotematica ai primi di ottobre. 

"È uno stato palese di illegalità assoluta. Questi sono locali dediti allo spaccio, di alcol e cose peggiori", dice Gianfranco Angusti delle Officine Sampierdarenesi. Eppure sulla carta è tutto legale. Chi apre un circolo culturale deve iscriversi a un ente di affiliazione, ognuno con un preciso statuto. Sul territorio di Sampierdarena ci sono soci del Tai (che si occupa di teatro e spettacolo amatoriale), della Fenalc (federazione dei liberi circoli che promuove l'associazionismo tra giovani, anziani e disabili), di Federitalia (concentrata su assistenza, sport e tempo libero) e della Capit (solidarietà e assistenza sociale e legale, oltre che elevazione culturale dei cittadini). 

Ben diverse, come noto, sono le 'attività culturali' perseguite in via Fillak, via Sampierdarena, via Dottesio e dintorni. L'ordinanza del Comune vieta la somministrazione di alcolici con le stesse modalità imposte ai commercianti: stop all'una, massimo alle due venerdì e sabato. Che succede se qualcuno se ne infischia dello statuto e dei regolamenti? In pratica nulla. Negli anni scorsi sono state numerose le sanzioni - pecuniarie, e quindi mai pagate - e qualche volta è arrivata pure la chiusura per ordine del Questore. Ma aggirarla è facilissimo: basta cambiare nome, bussare di nuovo alla porta della federazione, pagare una salata quota di iscrizione (in alcuni casi migliaia di euro) e si riceve una nuova autorizzazione. 

Adesso il Comune vuole vederci chiaro. Tre anni fa, quando l'assessore alla sicurezza era Elena Fiorini, i quattro enti erano già stati auditi in commissione. La giunta aveva incassato una serie di buone promesse, ma in sostanza non è cambiato nulla. Anche perché non esiste alcuno strumento giuridico che costringa queste associazioni-ombrello a tagliare il cordone coi circoli che portano degrado nei quartieri. E, quand'anche lo facessero, sarebbero libere di accogliere di nuovo gli stessi soggetti sotto mentite spoglie. Tursi chiede garanzie. Altrimenti si va direttamente a Roma, al ministero dell'Interno. Con la minaccia di avviare un'azione legale per sospendere l'accredito e mettere a rischio centinaia di circoli, buoni e cattivi, in tutta Italia. 

Accanto al finto folklore ci sono poi i negozi veri e propri. Come il 'Latin Palace Cafè', in via Sampierdarena 145 rosso, dove è iniziata la rissa che ha provocato addirittura la chiusura della strada, sabato notte. Il locale terrà chiuso per qualche giorno, poi liberi tutti. Alla terza recidiva può scattare la revoca della licenza, chiesta a gran voce dai residenti. E poi, per togliere di mezzo minimarket e fast-food, si pensa al patto d'area. Fermo restando che l'amministrazione locale avrebbe sempre le mani legate contro i trasgressori. "È un problema nazionale - spiega il commissario del Municipio Centro Ovest, Renato Falcidia - L'ho detto anche ai parlamentari in visita: dovremmo essere messi in condizioni di eliminare le attività che nuocciono".