"Il contratto di servizio legato al ruolo di servizio pubblico della Rai è pieno di buchi. Mi auguro che la commissione di vigilanza lo possa cambiare”.
L’affondo durante il convegno dedicato all’informazione locale organizzato a Terrazza Colombo, da Primocanale in collaborazione con il Festival della Scienza è di Carlo Rognoni, scrittore e giornalista, già direttore di diverse testate, ed ex consigliere di amministrazione della Rai
“In Italia c’è un sistema di tv locali che boccheggia – spiega Rognoni – un sistema di aziende che fa fatica a far quadrare il bilancio. Qualcuno che si faccia carico delle radio, delle televisioni, dell’informazione di prossimità avrebbe senso, sarebbe una soluzione sensata. Ma in quel contratto di servizio non c’è una riga rispetto al ruolo che per esempio potrebbe avere la Rai, nella trasformazione di alcune imprese locali, nella logica di un servizio pubblico di prossimità. Che sarà un bisogno crescente nella nostra società”.
Durante il dibattito sono stati sviluppati diversi temi: dalle fake news che possono compromettere la qualità delle notizie che viaggiano in rete fino ai grandi gruppi legati al web che rischiano di cannibalizzare tutta l’informazione, compresa quella locale. Rappresentanti del parlamento (i senatori Gasparri e Rossi, il deputato Lorenzo Basso) il presidente dell’associazione delle tv locali Giunco, giornalisti e scrittori come Paternostro e Rognoni si sono confrontati in una tavola rotonda che ha sviscerato i temi caldi dell’informazione locale.
Il passaggio dell'analogico al digitale ha segnato una svolta epocale nel mondo dell'informazione nazionale e locale. Mentre a livello nazionale il tema viene trattato ampiamente, nessuno si è ancora occupato delle conseguenze sull'informazione locale che arriva e arriverà in futuro ai cittadini, e di ciò che la rivoluzione potrà provocare: la perdita di professionalità, la totale mancanza di controllo delle notizie, insomma la qualità dell'informazione e chi ci sarà a gestirla.
E' il senatore e padrone di casa Maurizio Rossi ad aprire il convegno: "Siamo qui per parlare di un argomento molto importante: Il futuro dell’informazione locale nell’era del digitale. Non è mia intenzione difendere gli old media e attaccare i nuovi sistemi di informazione. Credo al contrario che debba esserci una forte integrazione tra i due modelli di media. Serve però un’integrazione, perchè oggi una stessa notizia va a toccare diversi target. Quello che non va bene è che il sistema competitivo tra new e old media viaggia oggi su regole diverse. I vecchi media sottostanno a una serie di normative rigide da rispettare che servono a garantire la qualità del prodotto finale. Ma dall’altra parte c’è un mondo che si muove totalmente al di fuori da queste regole. Oggi siamo di fronte a una serie di notizie che vengono diffuse senza verifiche, senza controllo, senza sentire le controparti. Nel passato non era così. La qualità dell’informazione sta crollando soprattutto nel locale. Sono sempre di più le scorciatoie usate semplicemente per attrarre clic. Le strutture tradizionali di giornalismo costano. E poi c’è il problema di Google che con la sua indicizzazione influisce notevolmente sulla diffusione delle news. Secondo la logica di Google non può esistere un premio sulla qualità dell’informazione, per loro un click è un click, senza differenza alcuna sulla veridicità e siulla qualità. A livello locale nessuno si occupa di quello che sta succedendo sul tema dell’informazione. Noi vogliamo analizzare proprio questo aspetto".
A entrare nell'argomento è poi il giornalista Franco Manzitti: "Io in questo dibattito rappresento l’old media. La mia carriera va infatti dal piombo al web. La fine dei giornali di carta sembra molto vicina. Sono i dati a dimostrarlo con diminuzione delle vendide da parte di tutti giornali. Ma dall'altra parte dell'oceano però ci sono una serie di dati che danno speranza al giornalismo. I numeri del New York Times segnalano un costante aumento degli abbonati digitali. Il sistema sta cambiando. Sono diverse le aziende del settore che hanno una presa sul nostro territorio, un tempo erano tantissime con tutto il loro apparato e garantivano una presa del territorio complessiva. Oggi non è più così. Fondamentale in questo senso il ruolo dei giornalisti. Un tempo era garantita la concorrenza, serviva qualità del prodotto, serviva arrivare prima sulla notizia. Più notizie, più rapidamente, scriverle meglio, organizzarle meglio. Oggi non c’è più la verifica delle notizie, un tempo era un elemento centrale, era il credo, il primo comportamento da seguire che veniva insegnato alle nuove leve. Oggi invece siamo all’opposto. La verifica non esiste. Non c’è più. I vecchi sistemi di comunicazione si confrontano con un sistema che non ha regole e non applica i criteri di qualità. L’organizzazione delle redazioni è fondamentale, anche oggi".
A prendere la parola è poi Maurizio Giunco, presidente associazione tv locali: “Nessuno di noi ha pensato che con l’avvento della rivoluzione digitale tutto sarebbe rimasto come prima. Chi ha potuto convertirsi si è convertito. Noi siamo stati ribaltati, perchè un domani non ci saranno più le frequenze ma le Tv viaggeranno solo sull'on line. Ma oggi è sempre più presente un problema di regole. Nella nostra legislazione per quanto riguarda le tv esistono una serie di obblighi di programmazione, tutela dei minori, viene specificato cosa si può dire e cosa no, cosa si può mandare in onda e cosa no. E poi esistono una serie di garanzie per i diversi tipi di utenza. e per chi non le rispetta sono presenti una serie di sanzioni, cosa che nel web non esiste. Oggi siamo in un campo di calcio dove ci sono alcuni soggetti che non hanno nessun tipo di regola. Noi siamo favorevoli all’evoluzione e alla digitalizzazione ma servono uguali condizioni. Un secondo aspetto importante riguarda la presenza delle grandi aziende che indicizzano le notizie, come Google.
E' il deputato del Partito Democratico Lorenzo Basso a prendere la parola: “Il digitale offre grandi possibilità. Le nuove tecnologie non portano solo rischi ma anche opportunità. E in questo senso l’aspetto delle regole è fondamentale. Non bisogna fare l’errore di confondere il contenuto con il mezzo. Un libro digitale non è uguale un libro di carta. Il mezzo influisce fortemente sul contenuto del prodotto. Esistono dei rischi: come quello di usare stesse regole per mezzi diversi. Le nuove tecnologie vanno usate per dare nuove opportunità. Il tema centrale è la responsabilità delle informazioni.
Secondo voi è possibile controllare ciò che è vero da ciò che è falso? Ma quando si parla di opinioni chi decide quale è vera e quale è falsa? Il rischio quindi non riguarda solo le fake news, ma anche il fatto che ci sia qualcuno che decide qual è la verità. In questo senso fondamentale è la responsabilizzazione di chi opera nel settore. Bisogna cotruire un sistema nuovo in questo senso. La scienza si incrocia con la democrazie e la libertà, e dall'altra parte la libertà è fondamentale per il futuron dei giovani".
Alberto Maria Benedetti, presidente Corecom Liguria interviene sul tema: "La legge che regola il sistema dell'informazione risale al febbraio 1948. Il tema centrale oggi è quello della qualità. Il legislatore si preoccupava che la qualità dell'informazione fosse alta. Ora invece ci troviamo di fronte a un mondo dell'informazione che sta completamente fuori da queste regole. Quella del web è un mondo dilettantistico, in quanto spesso non è possibile trovare il responsabilità di quanto diffuso. mancando le firme da parte dei giornalisti manca la responsabilità. Responsabilità e qualità sono strettamente legate tra loro. Le regole possono essere aggiornate ma tutti devono rispettarle. Al momento la giurisdizione ordinaria non funziona sui new media. E questo è un problema che si ripercuote anche sui diritti delle persone coinviolte all'interno delle notizie e di chi queste le legge".
Dopo il convegno prende il via la tavola rotonda.
Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia: “Io condivido le cose dette durante il convegno. Però dobbiamo passare a trovare soluzioni. L’evoluzione c’è e non si può fermare, ma questa bisogna valutarla come un’opportunità. Google sta comprando di tutto di più, si stanno creano dei potentati esentasse che stanno cannibalizzando tutto. È necessario intervenire e regolamentare il sistema il prima possibile.
Carlo Rognoni, giornalista: “La ricetta per uscire da questa situazione? la serietà è un punto centrale. Oggi i giornalisti sono meno e la professionalità ne risente. Noi stiamo vivendo un’epoca di trasformazione incredibile. Il contesto in cui noi oggi parliamo di informazione è radicalmente cambiato. La globalizzazione è figlia della digitalizzazione del sistema e della rivoluzione finanziaria. I due fatti hanno prodotto la fine degli stati nazionali. Questo produce la crisi della politica e di conseguenza anche del giornalismo dell’informazione".
Mario Paternostro, giornalista: “Il tema della qualità dell’informazione è centrale. Faccio l’esempio delle fake news sulla sanità. Queste possono essere un rischio serio per la salute dei cittadini. In molte trasmissioni sulla sanità parlano persone che non hanno alcuna esperienza e le loro affermazioni possono avere conseguenze gravi. In questo senso il ruolo del giornalista è centrale. Serve una conoscenza profonda degli argomenti che si vanno a trattare”.
Lorenzo Basso, deputato Pd: “Il tema fake news riguarda tutte le fasce della popolazione e colpisce un po’ chiunque. Il concetto che ‘se lo dice la televisione allora è vero’ è stato traslato anche nei new media”.
Maurizio Giunco, presidente associazioni tv locali: “Due sono i temi principali: uno etico (le fake news), l’altro riguarda l’aspetto economico. Per produrre una notizia serve una certa professionalità. Per diventare giornalisti c’è una gavetta da fare. Questo è l’aspetto costoso, perché un giornalista fa una verifica. Nel web invece questo aspetto manca del tutto”.
Maurizio Rossi: “Durante l’ultima alluvione Primocanale verificava con attenzione insieme alla protezione civile la situazione prima di comunicarla. Noi abbiamo sempre fatto tv verificando. Le notizie sono una cosa delicata. Ricordiamo l’esempio della morte di Carlo Giuliani durante il G8. Oggi c’è un sistema che moltiplica in modo geometrico le informazioni”.
Maurizio Gasparri: “L’anonimato favorisce la viralità delle notizie sul web. E dopo che una cosa è stata vista 1 milione di volte per il web diventa vera. È un problema grave. La seconda questione importante è la tassazione, bisogna fare una patrimoniale planetaria. Perchè a livello internazionale questi grandi aggregatori stanno acquistando una forza economica e politica incredibile.
Lorenzo Basso: “La strada della super tassazione è percorribile e su questo il Parlamento deve intervenire. La rivoluzione industriale è un tema importante. Noi dobbiamo riuscire a tassare l’intermediazione. Bisogna fare in modo che ci sia riconoscibilità di chi scrive le notizie”
Carlo Rognoni: “Gli old media sono in ginocchio. È un quadro catastrofico, ma non scompariranno mai del tutto perchè le nuove tecnologie non sostituiscono le vecchie. Se l’informazione locale è di basso livello andrà a formare anche cittadini di bassa qualità. Il contratto di servizio della Rai è pieno di buchi. Nel contratti di servizio non c’è una riga che parli di trasformazione di servizio pubblici di prossimità
Maurizio Rossi: “Le sedi Rai territoriali non fanno servizio pubblico, non hanno possibilità. Il 90-95% del canone va alla televisione pubblica e si pensa che sia l’unica che faccia servizio pubblico. Gli ospiti della trasmissioni, anche quelle di intrattenimento, sono pagati con i soldi del canone e si pensa che facciano servizio pubblico. Noi cittadini italiani verseremo 20 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Ma sulla qualità informazione. Il problema non è legato all’informazione nazionale che regge perché sono presenti una serie di attori di livello, ma è il locale che è stato abbandonato. Il crollo dell’informazione andrà a creare problemi di informazione ai cittadini, questo si ripercuoterà anche sulla conoscenza delle dinamiche per quanto riguardo la politica. Noi dobbiamo pensare come fare a garantire la qualità dell’informazione”.
Mario Paternostro: “Io sono ottimista. La televisione di prossimità fondata su un territorio ha bisogna di qualità. Io ero direttore di Primocanale quando c’è stata l’allvione del Fereggiano. Avevamo seguito tutto minuto per minuto
Maurizio Giunco: “Non basta l’utilità per sopravvivere. Però non è facile intervenire contro quelle aziende presenti a livello globale che di fatto sono padroni del mondo in questo settore. Sulla rete abbiamo un’illegittimità di fondo. Come si prova a intervenire in questo senso immediatamente si alza un muro di protezione del sistema che accusa di limitare la libertà di espressione.
politica
"Contratto di servizio Rai? Una gruviera: non c'è una riga sull'informazione locale"
Al convegno di Terrazza Colombo, l’affondo di Rognoni
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