
Ad oggi nessuno dei contendenti è minimamente riuscito a convincermi di meritare il mio sostegno, quindi, salvo mutamenti da qui al 4 marzo, andrò a ingrossare le fila degli astensionisti. Attenzione, però: un conto è non esprimere il gradimento per questo o quel partito, altro è "andare al mare", anche se data la stagione meglio sarebbe dire andare sulla neve. Per essere chiaro: mi recherò al seggio, ritirerò la scheda, andrò in cabina, deciderò se lasciarla in bianco o annullarla scrivendoci sopra la mia indignazione quindi la depositerò nell'urna e mi consegnerò alle mie cose di giornata.
Non ci penso proprio a rinunciare al mio diritto-dovere di voto, così come sancito dalla Costituzione. Per quel diritto-dovere c'è gente che è morta, che ha fatto sacrifici enormi, che ha scritto pagine di piccolo eroismo quotidiano e neppure la più solenne e motivata incazzatura può indurre chicchessia a una rinuncia che, nei fatti, è una resa.
Se si vuole che la classe dirigente, a cominciare da quella politica, cambi finalmente passo, non si può agire consegnandole le chiavi del Paese ancor più di quanto già non avvenga. Riteniamo lor signori non all'altezza del compito di governarci? Bene, diciamoglielo chiaro e forte, andando al seggio e, nel segreto dell'urna, rendendo maggioritario il partito delle schede bianche e nulle.
In questo modo si può rispondere "non voto" al quesito posto dal titolo della trasmissione di Primocanale, ma si evita una diserzione che, invece, costituisce una ferita per la democrazia. Aiutare il partito di chi non si reca a votare, infatti, alla lunga (non troppo) rischia di essere il prodromo di decisioni scellerate, tipo ritenere inutili le elezioni. Può essere capace di qualsiasi nefandezza chi riesce a produrre una legge elettorale schifezza come il "rosatellum". Preceduta da norme non migliori. È bene non fidarsi.
IL COMMENTO
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