cronaca

Nell'incidente perse la vita anche la genovese Francesca Bonello
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 Ricorso accolto, ora il processo può ripartire. È arrivato ancora un colpo di scena nella terribile vicenda dell’incidente del pullman delle ragazze Erasmus che si schiantò il 20 marzo 2016 in Catalogna nel viaggio Valencia-Barcellona. In quella circostanza persero la vita 13 studentesse, tra queste anche la genovese Francesca Bonello. A settembre il Tribunale spagnolo di Amposta aveva archiviato per la seconda volta il caso: nessuna colpa per l’autista del mezzo si leggeva nelle motivazioni date dopo quella decisione. Ma i familiari delle vittime non si sono arresi e dopo aver presentato l’ennesimo ricorso il caso è stato riaperto.


“Per noi una bella notizia, siamo contenti che il ricorso che abbiamo portato avanti sia stato accolto – ha commentato Paolo Bonello, padre di Francesca -. Se così non fosse stato il procedimento si sarebbe fermato lì e non so se avremo potuto prendere altri provvedimenti”. Sotto indagine ora è la posizione dell’autista del mezzo che secondo quanto sostengono i familiari delle vittime, in quella settimana aveva saltato due turni di riposo. Ma questo non è l’unico aspetto da chiarire della tragica vicenda. Sotto la lente di ingrandimento infatti è finita anche la ditta di autonoleggio dei pullman. “Vogliamo capire perchè non ha bloccato l’autista visto che l'ispettorato del lavoro ha accertato dall'esame dei tachigrafi che il conducente quella settimana aveva saltato due turni di riposo".


Ora che il ricorso è stato accolto dai giudici di Tarragona, partirà una nuova perizia che prevede un approfondimento dei dati fin qui raccolti dalla polizia catalana. La novità sostanziale è che nella fase che prenderà il via è prevista un’indagine suppletiva proprio nei confronti della gestione degli orari di riposo dell’autista del pullman. “L’uomo non ha avuto un colpo di sonno – precisa ancora Paolo Bonello – nel corso di tutto il viaggio ha più volte manifestato chiari segni di stanchezza, ci sono le testimonianze che lo dimostrano”. 


I genitori delle vittime non cercano un colpevole, non puntano il dito nei confronti dell’autista, questo lo hanno ribadito in più di un’occasione e ancora oggi. L’obiettivo è quello di fare chiarezza sulle modalità di gestione dei turni di riposo e dell’organizzazione dell’intero viaggio. “Partire alle 7 del mattino e rientrare alle 3 di notte del giorno successivo con lo stesso autista, lo stesso mezzo e un viaggio di 700 km non mi sembra una cosa progettata nel modo migliore – aggiunge il padre di Francesca -. Vogliamo che venga fuori la verità, nessuno ci restituirà le nostre figlie, ma speriamo in questo modo che in futuro non si ripetano tragedie di questo genere”.