cronaca

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"Tutti questi documenti sono rimasti a livello tecnico, quindi io non riesco a dare informazioni perché non ne ero a conoscenza. Come al solito i progetti rimangono a livello della direzione di vigilanza quindi su queste cose non potevo fornire alcun chiarimento". Sono queste le parole dell’ex ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, rispondendo alla domanda se fosse stato a conoscenza della relazione del febbraio 2018 sul progetto di retrofitting di Ponte Morandi, una volta uscito dal Tribunale di Genova. L’ex ministro si dichiarato disponibile a collaborare con la giustizia ed è stato oggi interrogato per un’ora e mezza circa dal pm Massimo Terrile come persona informata dei fatti.

L’intervento di consolidamento della pila 9, che poi è crollata il 14 agosto, non è mai partito dopo il bando di gara pubblicato a maggio. “Credo che la politica abbia alcuni compiti”, ha ribattuto Delrio. “Il primo è quello di dare degli indirizzi e, quello che io ho dato dal primo giorno del mio ministero, è che sicurezza e manutenzione sono le priorità e questi indirizzi sono agli atti; la seconda cosa è quella di reperire le risorse e, come sapete, le risorse per la manutenzione sia di Rfi sia di Anas e delle strutture che dipendono direttamente da noi sono state decuplicate negli anni del mio ministero”.

Intanto, si legge in una nota che: "Il ministero ha assegnato ad Autostrade per l’Italia un termine di 120 giorni, per fornire spiegazioni e approfondimenti ulteriori rispetto al ponte, in ordine all’idoneità e adeguatezza dei sistemi di valutazione e monitoraggio adottati, alle condizioni delle opere d’arte in concessione, anche in ragione della normativa tecnica applicabile e alle misure precauzionali adottate sui lavori in corso. Il ministero ha inoltre richiesto all’azienda una propria valutazione su possibili cause del crollo richiamate nella lettera".
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