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Ma la strada dell'autofinanziamento obbliga Ferrero a vendere ancora i pezzi pregiati
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Da Correa/Bruno Fernandes a Ramirez/Saponara, da Mustafi/Skriniar a Colley/Tonelli, da Torreira ad Ekdal, da Muriel/Zapata a Defrel/Gabbiadini. Ecco perché la Sampdoria non può andare in Europa ed ecco perché Marco Giampaolo "vuole", obtorto collo, lasciarla dopo tre stagioni più che onorevoli e malgrado un ulteriore anno di contratto a cifre importanti.


Con questa politica e dunque con Chabot al posto di Andersen e Thorsby al posto di Praet, conquistare il sesto o il settimo posto sarà un'impresa ardua. Fermo restando che non è questo il “problema”. La Sampdoria, per come è strutturata ora con la gestione Ferrero dipendente dalla strada obbligata delll’autofinanziamento e ancorata ad un sistema generale che alimenta il divario tra grandi, medie e piccole, anche sul piano arbitrale (come testimonia lo scandalo di Lazio-Atalanta in Coppa Italia) non può fare altro che lottare tra l’ottavo e il dodicesimo posto, come peraltro certificato dall'ultimo bilancio.


Ecco perché è stucchevole sentire parlare di Europa da parte di dirigenti e tifosi insoddisfatti solo perché Giampaolo è talmente abile da raggiungere i 45 punti con largo anticipo. Poi magari l'allenatore non è altrettanto motivante nel gestire i finali di stagione, questo è possibile, nessuno è perfetto. Ma senza un progetto tecnico e con giocatori in transito non sarebbe facile per nessuno, nemmeno per il suo eventuale successore, sia esso Mihajlovic, Semplici, Pioli o qualcun altro. Bisogna sapersi accontentare insomma senza gettare fumo negli occhi della gente e sbandierare traguardi non supportati dagli investimenti necessari a raggiungerli.

La Sampdoria farà comunque ancora un tentativo per trattenere Giampaolo, con cui è fissato un appuntamento lunedì o al massimo martedì mentre sullo sfondo restano - caldissime - le trattative di cessione della società.