Sarà anche un test marginale come lo derubricano quelli che perdono o neppure giocano la partita. Ma a 12 mesi dalle elezioni regionali pare miope e pericoloso indicare come tali competizioni comunali quali quelle dell’immediato entroterra genovese.
In modo particolare, tra Valpolcevera e Vallescrivia, lo risulta per i seguenti motivi: 9 comuni coinvolti, 40 mila abitanti alle urne, primo test dopo la tragedia del 14 agosto e voto altamente simbolico. Si dirà, sono pur sempre votazioni con logiche paesane. Senza dubbio, tuttavia, possono segnare prodromi di una tendenza già rivolta a Piazza De Ferrari 2020. Scrutando il panorama a nord di Bolzaneto e Pontedecimo, seppur declinate spesso dalle maschere di liste civiche, emergono inclinazioni nette.
Il centro sinistra persevera nel godimento dell’autolesionismo – immemore delle regionali 2015 – e, frequentemente per pura ambizione personale, schiera doppie o triple liste d’area nella stessa competizione. Dopo i battesimi 2014 in alcuni paesi e l’amarezza 2018 per aver mancato la prima storica bandierina sotto la Madonna della Guardia, all’apice del consenso nazionale, sorprende la totale assenza del Movimento Cinque Stelle. Presente ovunque in Polcevera e per larga parte lungo lo Scrivia, invece, risulta il centrodestra: una mossa successiva a cinque anni di silenzi in territori, specie dai Giovi verso il mare, storicamente, ostici o proibitivi.
Poi, alcuni fenomeni speciali e fuori classificazione sul versante padano dello stesso valico. La successione del primo cittadino di Savignone (nella foto) – uomo che ha inneggiato a Fidel e ammiratore di Hebe De Bonafini - vincitore nel bis 2014 con più dell’80% dei consensi, parla di una lista con candidato sindaco e indicazione della vice di centro destra in mezzo con un seguito di consiglieri di sinistra contro una formazione trasversale che vede un modello nell’attuale amministratore. L’avvicendamento di Isola del Cantone: dopo 25 anni in comune, la proposta per la sostituzione dell’attuale guida democristiana di sinistra è firmata da un leghista della prima ora con alcuni esponenti esterni dell’amministrazione in carica. Più o meno contro, uno schieramento prevalentemente di non isolesi.
Ma in quelle terre, che non troppo convintamente parlano pure di fusioni, da dove negli ultimi lustri sono stati espressi presidenti del consiglio ligure, vice presidenti di Regione e potenti assessori alla sanità nonché un sindaco di Genova, l’impressione generale è che si stia giocando una partita a nascondino piuttosto che la prova generale del prossimo anno. Peggio, per dirla alla Bucci, pare proprio mancare una “vision”. Che si fa? Industria, tecnologia, turismo, agricoltura: di tutto un po’ e niente di tutto, spesso, senza nel profondo isolamento. Non solo infrastrutturale. Con una certezza: chiunque vinca domenica da solo/a non può farcela ricordando a tutti che un pezzo di Regione 2020 può essere vinto o perso in questi tornanti.
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Entroterra: masochismo rosso, disinteresse giallo e improvvisata verde
Verso il voto di domenica 26 maggio
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