Sono chiare le parole del comitato autonomo dei lavoratori portuali, che in un comunicato ha spiegato il suo pensiero: "Porti chiusi alle guerre e al razzismo, porti aperti alle persone".
A bordo ci sono quarantadue persone. "Scappano dalle guerre, i responsabili di quelle guerre e di quella miseria siedono nei Parlamenti e negli uffici aziendali italiani ed europei – scrive il Calp – Gli stessi che ora si rimbalzano, da Roma a Strasburgo, la responsabilità di farli scendere a terra”.
“Siamo semplici lavoratori del porto di Genova ma proprio perché lavoratori, non possiamo che riconoscerci nei valori fondanti del movimento operaio - cotinuano i portuali – la fratellanza tra esseri umani, la solidarietà internazionale. Perché sappiamo bene, come lo sanno tutti, che quegli uomini e quelle donne in fuga e in cerca di speranza finiranno, in Italia come altrove, a fare i lavori più sfruttati e per quattro soldi, braccati, arricchendo proprio quelli che gridano ai 4 venti che non li vogliono e che devono tornarsene al loro paese. Ebbene, loro vengono qui proprio perché i nostri governi hanno distrutto i loro paesi”.
IL COMMENTO
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