Quel giorno ero in ferie. Con la mia famiglia stavamo trascorrendo qualche giorno in campagna nel basso Piemonte. Quella mattina per un imprevisto con la mia compagna e il mio figlio più piccolo siamo scesi a Genova. Alle 8.30 passiamo per la prima volta sul ponte Morandi in direzione Genova Ovest.
Recuperiamo le cose dimenticate a casa e ripartiamo. Sono le 11.30 e ripercorro il viadotto Polcevera in direzione ponente. Alle 11.36 sono a Genova Prà, il mio viaggio verso Ovada sulla A26 continua senza sussulti. Mio figlio dorme nel seggiolone, la radio suona il cd degli U2, io e Sabrina canticchiamo spensierati. A Masone ricevo uno strano messaggio . E’ Michela, una mia compagna del liceo, che mi chiede se ho notizia di un ponte caduto. La invito a verificare la sua fonte, informazioni così vanno accertate fino in fondo.
Rai 103.3 non ne parla. Subito dopo Michela mi gira la foto scattata dal marito che lavora in zona Campi e in auto piomba il gelo. Penso ad un fotomontaggio, sembra la fake news perfetta per la vigilia di Ferragosto. Guardo il sito di Autostrade che proprio nella zona del viadotto parla di un ‘cedimento strutturale’. Un brivido mi scorre sulla schiena, non posso crederci, anche la radio conferma. Io e Sabrina scoppiamo in lacrime: con nostro figlio siamo scampati ad una tragedia. Il mio istinto da cronista non attende, mi fermo ed intervengo in diretta telefonica in tv. E’ mezzogiorno. Io e Sabrina forti della buona sorte che ci ha salvato raggiungiamo la campagna, e con gli altri due figli, torniamo a Genova.
Mi faccio lasciare direttamente nella zona di Campi: davanti a me uno scenario post bellico. Non perdo tempo, vestito in maglietta e bermuda inizio i collegamenti. Subito la mia voce tradisce l’emozione: io superstite mi trovo a raccontare una tragedia inimmaginabile. Lo scenario è irreale. I soccorritori si muovono come formiche, i mezzi vanno e vengono. Sullo sfondo le macerie, le lamiere accartocciate: chissà quante persone sono lì sotto. Cerco informazioni. Mi fanno capire che i numeri possono anche essere molto pesanti. La giornata si annuncia lunga e andrà avanti fino a tarda sera con la consapevolezza di essere fortunato ad essere lì, a poter raccontare tutto con il mio microfono, con la nostra telecamera.
cronaca
Io cronista, scampato dalla tragedia per sei minuti
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