Cronaca

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Genova città della legalità, ma anche dei diritti. In equilibrio fra sicurezza e accoglienza il comune si prepara a censire i circa mille nomadi che vivono in città. "Raccoglieremo dati e informazioni utili per mettere a punto una politica mirata ed efficace per ogni situazione", ha spiegato il sindaco Marta Vincenzi al termine dell'odierna seduta di giunta. L'indagine del comune sarà presentata e discussa l'11 settembre durante la riunione del tavolo per il patto della sicurezza, che vedrà la partecipazione di Prefettura e Questura. Alla raccolta dati, che interesserà gli assessorati alla sicurezza, alle politiche sociali, all'immigrazione e i Municipi, parteciperà anche la Comunità di S. Egidio. "A Genova vivono 300 rom rumeni, su un totale di circa 5 mila immigrati rumeni, e un migliaio di nomadi di altri gruppi, che vanno dai sinti agli slavi -ha sottolineato Vincenzi- Gli interventi non possono essere identici per tutti: i rom, in particolare, devono essere considerata una minoranza etnica tradizionalmente nomade e già oggetto di persecuzioni. Altri gruppi invece vivono i condizioni di precarietà legata a difficoltà economiche, altri ancora sono soltanto dei furbetti. Solo per quest'ultimi si può parlare di tolleranza zero". Il sindaco Vincenzi esclude la possibilità di creare altri campi nomadi e assicura nuovi interventi per lo sgombero dei campi abusivi come quello di Marassi. "Si sta valutando l'ipotesi di installare dissuasori d'altezza che impediscano l'accesso ai camper, intanto la polizia municipale, come ha fatto negli ultimi due mesi, assicurerà controlli continui" ha spiegato l'assessore alla sicurezza Francesco Scidone. "Si tratta di capire cosa ha portato a Genova una più alta concentrazione di nomadi negli ultimi tempi, di studiare il fenomeno e di adattare le soluzioni evitando le conflittualità -ha aggiunto Vincenzi- Sono convinta che Genova abbia l'accoglienza nel suo dna, ma questo non significa chiudere un occhio sull'illegalità". "E' illegale -ha concluso il sindaco- anche lucrare sulla povertà delle persone esercitando il caporalato, affittando case a gruppi di 15 persone, offrendo lavoro sottopagato e in nero. La legalità è quindi un argomento che coinvolge non solo una parte, ma l'intera città. Credo che sulla partita della convivenza con i nomadi, il cui accesso deve comunque ssere regolato da norme nazionali, le città giochino una grossa partita di civiltà". (Ansa)