"U Rensi? Un po' come certi uomini che per una scappatella mandano a monte delle famiglie. Intende? E poi se per andare una volta al 40% - peraltro lassù in Europa e neanche al governo di Roma - bisognava fare tutto sto casino era meglio starcene nella nostra opposizione sensa (rigorosamente con la "s", si intende) immischiarsi con i democristiani".
La nitidezza di concetto non ha mai fatto difetto ai vecchi Compagni delle Soms di Valpolcevera furono rosse e, oggi, in cerca di nuova identità cromatica. È lì che un oste, impegnato a servire il Coronata, con dietro la foto di “Enrico” (Berlinguer è pleonastico), ti regala l'ardito parallelo tra le vicende di cuore e quelle della politica. In fondo, sempre, storia di sentimenti.
A dirla tutta, traducendo letteralmente dal dialetto, il teorema dell'ex militante Pci garantirebbe maggiore rudezza e atmosfera dell'ambiente. Tuttavia, la sostanza di contenuto si percepisce evidente anche con una resa più libera e meno hard. Avrà ragione lui?
Chi sta con l'ex ragazzo di Rignano è convinto che non si sia trattato di una notte, ma di un divorzio causato da 7 stagioni di angherie culminate, appunto, nella proverbiale crisi del settimo anno. Chi non l'ha mai gradito, tira un malcelato sospiro di sollievo, convinto che i sondaggi attuali abbiano liquidato e chiuso la pratica del boy-scout, nella peggiore delle proiezioni, con perdite non superiori al 6% dei consensi democratici. Intorno a quella questione, frettolosamente derubricata, ci sta gran parte del valore di una scommessa nata in modo spregiudicato nel pieno stile dell'ex sindaco fiorentino.
La faccenda: lasciando il Pd, Matteo Renzi, ha detto espressamente che non vorrà contarsi per il prossimo triennio. In modo più netto, la sua forza politica non parteciperà ai vari test sul territorio nazionale siano regionali o comunali. Ecco, appunto. La dichiarazione si porta dietro la logica conseguenza che al suo contenitore partitico, almeno oggi, possano aderire soltanto parlamentari o coloro che nulla hanno da perdere dall'agone pubblico. In sostanza, quelli che il gergo calcistico definirebbe svincolati. Senza incarichi specifici.
In sintesi: perché un consigliere regionale uscente del Pd, in odore di ricandidatura, dovrebbe rinunciare al suo posto assicurato anche se attratto dal cinismo renziano? Diecimila euro al mese contro zero e restare in panchina almeno per un triennio. Perché un sindaco democratico in carica dovrebbe mettere a rischio gli equilibri della propria maggioranza dichiarando amore a Renzi con un Pd per traverso dal giorno dopo? Per fare il renziano della prima ora? Un po' improbabile guardando pure come sono finiti i veri pionieri della Leopolda.
Poi, certo, chi deciderà l'addio futuro con il posto garantito farà eventualmente i conti con la propria coscienza e con gli elettori. Non saranno questioni di corna politiche, solo "la necessità di ravvivare un rapporto" si affretteranno a dire.
Dunque? Oltre ogni sondaggio di inizio autunno 2019, impossibile dire quanto viva sia realmente la Liguria o l'Italia di Renzi. Che da ex amministratore, ed ex lupetto, la scelta di non contarsi, fermandosi ai parlamentari, non l'ha fatta per caso.
Quanto ai Compagni del Polcevera, superata la morte di Berlinguer, la caduta del muro di Berlino e la gioiosa macchina da guerra di Occhetto proveranno a farsi una ragione anche dell’addio di Matteo.
politica
"Il vorrei ma non posso" dei renziani di Liguria
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