Il tira e molla tra Governo e azienda, lo sciopero. Il sindaco di Genova, Marco Bucci, conferma che è pronto per scendere in piazza insieme ai lavoratori per ribadire l'importanza della siderurgia in Italia e dell'occupazione nello stabilimento di Cornigliano. Il primo cittadino interviene anche nel dibattito aperto dall'editore Maurizio Rossi su Primocanale.it sul futuro delle aree ex Ilva, soprattuto per quelle che da decenni non vengono più utilizzate e che potrebbero essere una risorsa per la città (CLICCA QUI).
Tra 'pacta servanda sunt' e strategia 'win-win', l'anima del manager prevale su quella dell'amministratore. Senza alcun accenno alla politica quanto a un approccio diretto e concreto alle situazioni da affrontare da 'commander-in-chief'.
Qual è l’effettivo livello di preoccupazione del sindaco di Genova sulla vicenda Ilva-ArceloMittal?
“Ovviamente siamo preoccupati. E lo siamo perché la vicenda era andata su un canale accettabile e ora si è rimesso tutto in discussione. Penso che le condizioni per fare un bell’accordo ci siano, penso che dobbiamo metterci tutti attorno a un tavolo. Qui a Genova siamo tutti allineati, dalla Regione al Comune fino al porto visto che l’azienda si trova su aree del demanio portuale. Ma anche sindacati, cittadini e parti politiche. Siamo tutti allineati e dovrebbero farlo anche a Roma”.
Il sindaco Bucci è uno dei pochi che può veramente comprendere la situazione nel dettaglio perché ha un passato da manager di multinazionale e un presente da vertice di una amministrazione. Conosce quindi il modo di fare di un’azienda e i meccanismi della pubblica amministrazione. Cosa non riesce a ‘leggere’ un utente comune di tutta questa vicenda?
“Per un’azienda la cosa principale è la stabilità, la conoscenza di cosa sarà nel futuro per quanto riguarda le amministrazioni pubbliche. L’azienda deve essere sicura che avrà il suo ‘payback’, l’investimento che dovrà ripagare. Se ci sono delle situazioni ondivaghe o se le amministrazioni non sono in grado di avere la credibilità con l’azienda il problema si complica enormemente. Quello che vogliamo fare qui a Genova e che abbiamo dimostrato con tutti gli investitori che sono venuti a parlarci è che l’amministrazione deve essere credibile. Quando si dice una cosa, quella cosa deve essere mantenuta con la formula ‘no matter what’, senza discussione. A Genova diciamo ‘pacta servanda sunt’ ed è cosi che deve andare. Senza credibilità non si può avere nessun tipo di relazione, figuriamoci poi quando ci sono in gioco milioni o miliardi di euro”.
Lei è il primo a dire che nei momenti di crisi si devono cogliere le opportunità. Nel tira e molla tra Governo e ArcelorMittal, a prescindere da chi abbia più o meno responsabilità, l’amministrazione genovese può inserirsi per rivendicare parte di quelle aree di Cornigliano che lo stabilimento, fortemente ridimensionato rispetto a qualche decennio non utilizza ormai da qualche lustro?
“Direi… assolutamente sì. Ma è un discorso staccato dal problema che abbiamo oggi da affrontare. Ovverosia, l’acciaio in Italia deve rimanere. Non possiamo rimanere una nazione industrializzata senza avere la produzione di acciaio. Seconda cosa, noi abbiamo oggi 1500 persone che lavorano in Ilva a Genova e quei posti di lavoro li dobbiamo mantenere e addirittura sviluppare. C’è tuttora un piano di investimento di ArcelorMittal per avere più investimenti a Genova e più posti di lavoro. Questa dimensione la vogliamo mantenere, non possiamo metterla sul piatto della bilancia o scambiarla con la liberazione delle aree. Questo non ha senso”.
Ma avrebbe senso comunque liberare le aree sottoutilizzate…
“Dobbiamo invece fare questo tipo di discorso secondo me, dobbiamo trovare il modo di mantenere la produzione di acciaio, l’industria e l’occupazione a Genova. Dopodiché le aree in eccesso le possiamo gestire, magari anche assieme, fare dei discorsi importanti per avere queste aree con un maggiore rendimento. Io ho sempre fatto il discorso dei metri quadri. Oggi nell’area di ArcelorMittal abbiamo circa un posto di lavoro ogni 900 metri quadrati. Nelle aziende di software c’è un posto di lavoro ogni 15-20 metri quadrati. Questi sono i due estremi, ma non vuol dire che certi lavori non devono avere le aree, se sono necessari si devono fare. Però vuol dire che bisogna proiettarsi in un mondo moderno dove l’occupazione per metro quadro può e deve aumentare e così la produttività delle aree che noi abbiamo. Ma non si fa a scapito delle aziende che già esistono, sarebbe un grave errore”.
Si fa ottimizzando lo spazio che da almeno 40 anni viene sottoutilizzato…
“Sul processo di ottimizzazione delle aree sono d’accordo, sul processo di scambio – tu mi dai questo in cambio di quello – non sono d’accordo”.
Esiste un piano B qualora dovesse irrimediabilmente chiudere per lo stabilimento di Cornigliano?
“Esiste? Può darsi, anzi penso che ce l’abbiano. Ma io non l’ho mai visto”.
C’è richiesta di aree da parte di aziende ‘foreste’ che vorrebbero insediarsi a Genova?
“Assolutamente sì e da un certo punto di vista ne sono molto contento perché c’è voglia di venire a Genova a investire, c’è voglia per le aziende di Genova di allargarsi e c’è voglia di fare attività industriale. Questo va benissimo. Certamente non abbiamo tanto spazio a disposizione come potrebbe avere una città di pianura. E’ uno svantaggio dal punto di vista della realtà industriale, però è un vantaggio per la qualità della vita visto il tipo di vita che facciamo in Liguria. E’ il nostro lavoro cercare di ottimizzare le due cose cercando di sfruttare al massimo le due cose. E lo stiamo facendo in parecchie situazioni”.
E quindi si ritorna all’ottimizzazione degli spazi…
“Bisogna sempre sedersi a un tavolo, ma non per fare compromessi. Bisogna sedersi attorno a un tavolo per trovare la ‘win-win’, la condizione per cui tutti quelli che sono al tavolo ne escono come vincitori. Sembra impossibile invece è quello che succede normalmente in tutte le relazioni di business. Non si può pretendere che quando si fa un contratto ci sia un vincitore e un perdente, altrimenti sarebbe una prevaricazione. Il contratto resiste quando tutti si alzano dal tavolo dicendo ‘ho fatto un bel lavoro’”.
La vicenda Ilva a Genova può rappresentare una bomba sociale?
“A Genova non direi, c’è stata in passato. Io dico che a Genova dobbiamo sempre trovare il modo per avere una realtà industriale accompagnata al perfetto rispetto dell’ambiente. Questo succede in tutte le parti del mondo cosiddetto ‘civilizzato’. Non vedo perché non possa accadere anche da noi. Ci sono le estremizzazioni e quelle vanno gestite. Nella vicenda dell’abbattimento del ponte ci sono state alcune di queste contrapposizioni ma abbiamo trovato una soluzione di ‘win-win’, senza voler per forza prevaricare qualcuno abbiamo trovato una soluzione che alla fine ha accontentato tutti per il lavoro fatto. Noi abbiamo imparato molto dai comitati che, alla fine della fiera, ci hanno aiutato molto a prendere delle decisioni che poi alla fine hanno avuto la resa migliore”.
Se Bucci oggi fosse al posto del ministro Patuanelli, cosa direbbe ai proprietari di ArcelorMittal?
“Mi siederei attorno a un tavolo con loro per trovare una soluzione ‘win-win’ per tutti. Questo è ciò di cui l’Italia ha bisogno. Come possiamo dire di no a un investitore che vuole portare 4,5 miliardi di euro un Italia. Soprattutto per il rischio che non venga più nessuno a investire da noi, il mondo parla e le amministrazioni devono essere credibili. Dobbiamo fare in modo che le aziende e gli investitori si possano fidare di noi. Altrimenti, vi garantisco, non ci sarà nessuna azienda che vuole investire con una amministrazione che non è credibile”.
Tra i suoi cavalli di battaglia in campagna elettorale c’era il recupero di alcune aree dismesse da decenni, tra cui quella dell’Hennebique…
“Si è chiuso il concorso e ci sono due importanti offerte. Non vediamo l’ora che si possa iniziare a lavorare. L’Autorità portuale sta esaminando le offerte dopodiché decideranno quale potranno mettere a bando pubblico. Il waterfront di levante è la stessa identica cosa, stiamo lavorando e le cose stanno andando avanti. Sono convinto che potremo inaugurare il waterfront di Levante completo entro due anni. Questo ci aiuterà ad avere un Salone Nautico ancora più bello”.
Il sindaco di Genova sarà in piazza con i lavoratori di Ilva-ArcelorMittal?
“Certamente sì, lo abbiamo detto sia io che il presidente Toti per dimostrare che siamo tutti allineati nel trovare una soluzione che vada bene per l’industria dell’acciaio, per i dipendenti, per le aree che abbiamo e per avere il miglior ritorno economico sulla città da parte di quelle aree. Recuperando anche quelle che posso essere utili, le prenderemo eccome”.
politica
Aree ex Ilva, Bucci a Primocanale: "Acciaio deve restare ma l’occupazione per metro quadro può aumentare"
Il sindaco di Genova interviene nel dibattito di Primocanale.it
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