cronaca

Si fa strada l'ipotesi di un investimento da parte dello Stato
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Il governo Conte bis in queste ore è impegnato ad affrontare la questione ex Ilva. Si cerca una soluzione capace di salvare la produzione di acciaio, lo stabilimento di Taranto ed evitare gli esuberi programmati dopo il passo d'addio fatto da Arcelro Mittal.


Tra le stanze del ministero dello Sviluppo economico Patuanelli e il premier Conte cercano una alternativa. Tra queste prende sempre più piede l'ipotesi dell'ingresso dello Stato con il fine di trattenere e supportare Arcelor Mittal. All'orizzonte una operazione complessa che vede la partecipazione di Cassa depositi e prestiti, Snam e il gruppo Arvedi. Due, o meglio tre, fondamentalmente gli obiettivi: il primo il più importante evitare la chiusura di Taranto che avrebbe ripercussioni immediate anche su quello di Genova Cornigliano. Il secondo obiettivo è quello di ridurre il numero di esuberi programmati, passando dai 4mila e 700 ipotizzati da Mittal a circa 1800. Il terzo ovviamente è quello di trattenere il gruppo franco-indiano.

Ma come detto l'operazione è complessa e costerebbe circa 3,2 miliardi di euro in cinque anni. Non certo una misura facilmente sostenibile per un governo che fatica a trovare la quadra sulla manovra economica e a rispettare gli imput provenienti dall'Ue. Con lo Stato che sarebbe chiamato a mettere sul piatto almeno mezzo miliardo. Qualcuno nella maggioranza però storce il naso all'ipotesi di vedere ancora Mittal e anzi fornirgli un aiuto. I lavoratori intanto si mobilitano. Martedì a Roma è prevista la grande manifestazione per spingere il governo targato M5s-Pd a trovare una soluzione concreta ed evitare la chiusura degli stabilimenti, in primis quello di Taranto. Da Genova e dalle sedi delle acciaierie del Nord Ovest partiranno cinque pullman: due da Genova, due da Novi Ligure e uno da Vado Ligure.