cronaca

Chiedono "il blocco immediato della produzione"
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"Crediamo fermamente che sia arrivato il momento di rompere il ricatto occupazionale, garantendo salario e lavoro, unitamente alla salvaguardia della salute dei cittadini. Quegli impianti vetusti, obsoleti ed impattanti dell'area a caldo sono il vero cancro di questo territorio e vanno smantellati". Lo scrive in una nota un gruppo dei 1600 lavoratori dello stabilimento siderurgico di Taranto rimasti in capo all'Ilva in amministrazione straordinaria (As) in regime di cassa integrazione straordinaria.

"Pretendiamo il blocco immediato della produzione e il tempestivo avvio di un vero programma di bonifica e tutela dei lavoratori, così come avvenuto con l'accordo di programma di Genova", aggiungono i lavoratori che richiedono "un incontro urgente a tutte le sigle sindacali del settore metalmeccanico e a un rappresentante del Governo". Gli operai fanno presente che "è in elaborazione un nuovo piano industriale che prospetta esuberi" e "a differenza del 6 settembre 2018, quando l'accordo fu calato dall'alto", questa volta "vogliamo presentare un documento" che "veda come punto cardine la salute del lavoratore, del cittadino, la salvaguardia dell'intero territorio e la tutela dell'occupazione".

"Chiediamo che venga riconosciuta a tutti i dipendenti
e cassintegrati continuità lavorativa attraverso la bonifica e la riconversione anche al di fuori di quella fabbrica di morte, e ogni altro tipo di risarcimento e benefici per l'esposizione ad agenti cancerogeni ed amianto ai quali siamo stati assoggettati nelle nostre attivita' lavorative per decenni", conclusdono i 1600 lavoratori ex Ilava di Taranto.