cronaca

Lo sfogo del procuratore capo di Genova
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"Chi nu cianze nu tetta. A Genova si dice così, se non piangi non ciucci il latte. Bisogna pur dirlo come più volte è stato fatto nelle sedi competenti. Altrimenti si diventa conniventi: la nostra Procura, che deve occuparsi del Morandi, è scoperta per il 28% degli organici amministrativi e per il 13% dei magistrati. Ne vanno di mezzo le inchieste". Lo dice il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi.

E "non c'è solo il ponte...", sottolinea elencando le numerose indagini. "Per decenni non si sono fatti concorsi, oggi ne vediamo le conseguenze. E' paradossale, c'è disoccupazione ma restano posti vacanti in servizi essenziali come Asl e uffici giudiziari. Non voglio polemiche, ma mi chiedo se ci siano le stesse carenze negli studi di quiz e talk show". Spiega che "noi dovremmo avere 30 pm, ce ne sono 26. Due sono impegnati solo per ponte e autostrade. Ma il problema è soprattutto la mancanza di amministrativi che rendono un servizio fondamentale".

"Senza impiegati la giustizia non va
. In procura invece di 173 sono 119". A che punto è l'inchiesta sul ponte? "I periti hanno chiesto una proroga dei termini fino a marzo. E' un lavoro complesso, 40 quesiti e decine di indagati. Impossibile dire quando arriverà il processo, non dipende solo da noi", conclude Cozzi.

Per il governatore ligure Giovaani Toti comunque "Genova e la Liguria non sono in ginocchio, ma si risolleveranno, più forti di prima. Questo è il pensiero che ha accompagnato il nostro lavoro fin da subito, dopo il crollo del Ponte Morandi, e in tutti questi mesi. La nostra città, la regione e il Paese non meritano di essere ricordati per un ponte che crolla, ma per uno che si ricostruisce, per una volta anche velocemente. E così sarà anche e soprattutto in ricordo delle 43 vite che abbiamo perso e che porteremo sempre nel cuore. Forza Genova, ce la facciamo, è una promessa", ha concluso il presidente della Regione.