"Ero teso, poi mi sono sciolto grazie a tutti, ai genovesi, in fondo è la prima volta che faccio il Vescovo".
Nessuna intervista, ma alla fine della celebrazione alla nuova guida della Chiesa genovese Mons. Marco Tasca una battuta ai nostri microfoni scappa ed è genuina come l'abbraccio che per dieci minuti, girando per la piazza, ha tributato a tutti coloro che si sono avvicinati a lui contravvenendo anche alle norme anti Covid. Gli fa eco a fine celebrazione il cardinal Angelo Bagnasco: "Come avete visto vuole già bene a Genova".
In una piazza della Vittoria raccolta e distanziata i circa mille fedeli hanno dato oggi il benvenuto a Mons. Marco Tasca consacrato vescovo della città dal cardinal Angelo Bagnasco vescovo uscente. Una cerimonia lunga quasi tre ore e unica nel suo genere perché ha racchiuso in un'unica celebrazione l'ordinazione a Vescovo e l'assegnazione alla Diocesi di Genova.
L'OMELIA DEL CARD. ANGELO BAGNASCO
1. Giorno di grande gioia è questo: Genova accoglie il suo nuovo Pastore nella persona di Padre Marco Tasca, che viene consacrato Vescovo in questa piazza tanto significativa per la Città. Il pensiero grato va al Santo Padre Francesco che, pensando a noi, ha scelto lui. In punta di piedi osiamo entrare nella sua anima, e tentiamo di immaginare i sentimenti del suo cuore: ci sembra di percepire la trepidazione umana ma anche la speranza in Dio, l’affetto che già palpita per la comunità che egli riceve dalla Provvidenza.
Noi ci sentiamo legati a lui, le nostre vite si sono intrecciate, e insieme cammineremo dietro a Cristo, il grande Pastore delle anime, sapendo che la vita di un Vescovo inevitabilmente cambia, poiché crescere nella responsabilità significa dover crescere nell’amore, e l’amore ha sempre il duplice volto della gioia e del sacrificio.
2. Tra poco, la liturgia farà ripetere il solenne gesto degli Apostoli, l’imposizione delle mani e, con il libro dei Vangeli sul capo dell’ordinando, verranno pronunciate le parole della consacrazione episcopale. Tutto porterà la densità dei secoli e dei millenni, e il soffio potente dello Spirito scenderà come fornace ardente e segnerà la sua anima. Immesso per grazia nel grande alveo della successione apostolica, il novello Vescovo sarà così dedicato al popolo di Dio per il servizio della fede, garantendo, in comunione con Pietro, che la fede sia quella dei Dodici, gli unici che hanno visto, ascoltato e toccato il divino Maestro. Anche l’uomo moderno, nonostante cambiamenti epocali e grandi sfide, attende la parola che salva per la vita eterna, la via per raggiungerla, la verità che libera e dà significato a gioie e dolori, angosce e speranze. Via, verità e vita che – lo sappiamo – hanno un nome e un volto: Gesù.
3. Anche Genova ha bisogno di riascoltare sempre di nuovo questo Nome che salva e apre il cielo, che dona orizzonte e scalda la vita. Genova accoglie il suo Pastore con cuore aperto, capace di spalancare le braccia a chiunque le vuole bene nella verità. Città concreta e laboriosa, è pronta a partecipare – attraverso mille rivoli – a ciò che è grande e merita impegno e sacrificio. Come ricorda San Paolo ai Romani, i mille rivoli non disperdono, ma esprimono la ricchezza organica della comunità stretta attorno a “chi presiede” – il Vescovo –, in quella unità d’intenti che non afferma se stessa ma serve l’unico corpo in Cristo. Nella carità – che prova e invera la fede – Genova ha una ricca storia che si ramifica per ogni dove senza rumori, con la concretezza operosa che annuncia Dio che è Padre vicino e provvido.
4. In questo orizzonte, il Vangelo odierno illumina e sigilla questo inizio. Ci ricorda che il pane della tavola è importante, ma che senza il pane dell’anima è troppo povero; ci ricorda che l’Apostolo non può selezionare i terreni; che deve seminare ovunque anche in campi umanamente impossibili, poiché l’opera è di Dio; ricorda che il seminatore deve nutrirsi di pazienza, perché il seme della Parola ha le sue vie e i suoi tempi; che deve vivere di fiducia, invocando ogni giorno la manna dal cielo; che dopo il lavoro generoso, deve riposare sereno, poiché Dio è all’opera nel campo dei cuori; deve ricordare che a noi, operai del vangelo, tocca la fatica lieta, e a Dio il pascolo delle anime. Deve credere fermamente che il migliore alleato del Vangelo non sono le risorse, la cultura, il potere, l’organizzazione, ma semplicemente l’uomo: egli porta in sé la ferità dell’infinito, la nostalgia dell’assoluto, il desiderio della gioia piena e perenne. Tutto può cambiare, ma il cuore dell’uomo non cambierà mai. Per questa ragione non dobbiamo temere di non saper comunicare con l’uomo moderno, ma dobbiamo avere il coraggio di risvegliare nella coscienza le domande ultime, con l’ostinazione fiduciosa e paziente del seminatore evangelico.
5. Ci stringiamo attorno al nuovo Pastore con affetto, e gli diciamo: vogliamo vedere il Padre. Le chiediamo di riascoltare dalla sua voce – con l’eco dei secoli, dei santi e dei martiri di ogni tempo – le parole che Gesù disse a Tommaso con sconfinata dolcezza: “Chi vede me vede il Padre”. Di quel volto noi tutti abbiamo bisogno: ci aiuti a “non anteporre nulla all’amore di Cristo e a correre con cuore libero e ardente nella via dei suoi precetti”, come prega la liturgia odierna di san Benedetto. Abbiamo bisogno di vederlo nel Vangelo, nella Chiesa, nei sacramenti, nelle nostre comunità, nei poveri, negli altri. Siamo certi che lei ci aiuterà, ricordandoci anche quella parola che suona come monito, forza e conforto: “Non temete, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. La Santa Vergine, Madre e Regina di Genova, la guardi dall’alto monte e l’accompagni con la sua maternità. Con la grande Madre di Dio e nostra, stretti attorno al Pastore, cammineremo sicuri dietro a Cristo.
IL RINGRAZIAMENTO DI MONS. MARCO TASCA
Carissimi fratelli e sorelle dell’amata Chiesa di Genova, mia novella sposa,
fratelli e sorelle tutti qui presenti,
il Signore vi dia pace!
L’Eucaristia che stiamo celebrando è il rendimento di grazie più bello e perfetto che possiamo offrire al Padre. Permettetemi di aggiungere solo qualche breve parola, per dar voce ai molti sentimenti che mi accompagnano in questo momento così importante della mia vita.
Il mio grazie commosso e sentito va anzitutto a Dio, per il dono della vita e della vocazione alla vita religiosa e sacerdotale che per mezzo dell’effusione di grazia appena ricevuta giunge oggi alla sua pienezza. Sento chiaramente che, nella mia vita, il Fedele è stato e rimane Lui: mi ha accompagnato e sostenuto con la forza dello Spirito nei momenti di gioia e in quelli di prova. Al Padre di ogni misericordia affido il mio ministero episcopale, rinnovando il mio sì con trepidazione, ma anche con la serena certezza che mi deriva dal fatto di sapere in chi ho posto la mia fede (2Tm 1,12).
Ringrazio con tutto il cuore il nostro amato Papa Francesco per la fiducia che ha riposto in me mandandomi a voi come vescovo. Nel bell’incontro che abbiamo avuto lo scorso maggio, ho avuto modo di esprimergli direttamente la mia disponibilità e obbedienza: insieme a voi gli assicuro, ora, il ricordo orante e l’affetto filiale di tutta la nostra Chiesa.
Insieme al Papa, desidero esprimere la mia gratitudine al vescovo Angelo, che mediante l’imposizione delle mani e la preghiera mi ha unito al collegio apostolico. Da lui ricevo il testimone della guida di questa porzione di popolo di Dio: la tradizione che da questo momento ci lega anche sacramentalmente sia segno di una comunione nel servizio alla Chiesa genovese, che continuerà nel tempo, pur nelle mutate forme.
Grazie anche ai confratelli vescovi qui presenti; ai presbiteri, in particolare quelli che formano il presbiterio genovese; ai diaconi; ai membri della vita consacrata; ai seminaristi; ai fedeli laici; alle autorità di ogni ordine e grado; a tutti gli uomini di buona volontà che si sono stretti intorno a me in questo momento così solenne e significativo. Con molta semplicità vorrei dirvi che desidero essere vostro fratello, non solo vostro padre: cammineremo insieme, prendendoci cura gli uni degli altri, manifestando con la vita prima ancora che con le parole il nostro essere comunità di fratelli e sorelle in Cristo.
Ringrazio commosso la mia famiglia di origine: mio padre Antonio e mia madre Santa, che già godono della luce della presenza del Signore; i miei 8 fratelli: quelli che già sono in Cielo, quelli qui presenti e quelli che, non potendo accompagnarci fisicamente a motivo della malattia, sono con noi attraverso la preghiera. In questa famiglia il buon Dio mi ha fatto nascere non solo alla vita della carne, ma a quella dello Spirito, nella comunità cristiana di Sant’Angelo, che ho sempre portato nel cuore. L’educazione cristiana ricevuta in famiglia e in parrocchia, semplice ma solida nella sua essenzialità, è stata e resta per me un punto di riferimento costante.
Al grazie alla famiglia naturale desidero unire il grazie alla mia famiglia di elezione: l’Ordine dei Frati Minori Conventuali, qui rappresentato dal Ministro Generale e da tanti confratelli giunti da diverse parti del mondo. Dei miei 63 anni, ben 53 sono trascorsi in fraternità: capite che devo tutto a questa famiglia! Prego Dio che si realizzi l’augurio che ho ricevuto in questi giorni, di non essere semplicemente un francescano vescovo ma un vescovo francescano!
Ringrazio i tanti amici presenti e coloro che, pur volendolo, non sono riusciti ad essere qui oggi. Chi mi conosce sa che per me l’amicizia è un valore fondamentale: con i tanti amici che vedo qui ho vissuto esperienze meravigliose e indimenticabili, sperimentando la bellezza dell’amicizia in Cristo mediante la condivisione di gioie e dolori, nella semplicità e nella fraternità. Grazie Signore dell'amicizia
Infine, ma non per ultimo, ringrazio tutti coloro che, a vario titolo, si sono adoperati per la realizzazione di questo evento. Il Signore, che conosce i cuori e sa di che cosa abbiamo bisogno, tutti ricompensi con la sua grazia e la sua benedizione.
E ora, amati fratelli e sorelle, cominciamo a servire il Signore, cercando insieme il volto del Padre per essere testimoni autentici della gioia di appartenere al suo Figlio Gesù Cristo.
Grazie!
IL SALUTO DEL SINDACO MARCO BUCCI
Carissimo neo arcivescovo metropolita di Genova, carissime autorità e genovesi e tutti voi che siete venuti fuori Genova sono onorato contento e felice di aver partecipato a questa cerimonia. E' stato un bellissimo segno per la città in questa piazza famosa perché ha accolto sempre gli eventi principali.
Noi genovesi abbiamo un legame molto importante con la Chiesa della nostra città. La Chiesa fa tantissimo, non solo con le parrocchie mi riferisco anche i Capellani del Lavoro. Vede eccellenza Genova è una città complessa ma bella. Genova sa tirarsi su le maniche quando c'è bisogno e negli ultimi anni lo abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di una guida spirituale, capace di tenere la barra della nostra barca, della nostra nave. E ci porta in porto. Questo le chiediamo. Al Cardinale Bagnasco diciamo grazie, la città tutta dice grazie. Siamo sicuri che lo ritroveremo a spasso per i caruggi magari per prendere un caffé.
Arcivescovo le facciamo i nostri migliori auguri. Assieme a lei, alla Chiesa cattolica faremo grande Genova.
cronaca
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