Un tempo chi sbagliava a sinistra faceva l’”autocritica”. Era un passaggio formale con il suo peso e la sua rilevanza, che in certi casi arrivava alle estreme conseguenze. C’era quello o altrimenti la “purga”, la punizione, l’esclusione che arrivata dall’alto e cancellava i responsabili dal partito e all’epoca infausta di Stalin spesso diventava anche l’eliminazione fisica.
Nessuno ovviamente rimpiange quei sistemi, ci mancherebbe altro, ma oggi da quegli estremi dittatoriali e anti democratici, si è passati al balbettio confuso dell’ultimo dopo sconfitta alle Regionali, difficilmente comprensibile.
Da cinque anni secchi il centro sinistra (chiamiamolo così per comodità) perde tutto quello che si può e non riesce a elaborare un ragionamento politico, se non arrampicarsi sugli specchi. Dopo avere riperso la Regione con un distacco abissale nella percentuale del voto, passano i giorni e le settimane, ma l’esame autocritico si limita a considerazioni perfino banali.
Il segretario regionale Simone Farello, che ha l’unico merito di continuare a metterci la faccia, si aggrappa al buon risultato del Pd in Italia, ma non vuol confessare gli errori in Liguria, cinque anni senza praticamente fare opposizione a quello stupefatto Toti, che aveva vinto a sorpresa nel 2015, la concorrente sconfitta di allora Raffaella Paita, che viene promossa in Parlamento, salvo poi andarsene con Renzi, il tormento della scelta del candidato presidente con le decisioni romane imposte e inghiottite in nome di una strategia nazionale alla quale i poveri liguri dovevano soggiacere, anche se da cinque anni prendono sberle. E poi questa insistenza a difendere l’alleanza giallo rossa, che a Roma, ma anche a Genova non trova da parte dei 5Stelle assolutamente lo stesso entusiasmo.
A Roma Di Battista dice che stare insieme al Pd è “la morte nera”, a Genova Pirondini precisa che il suo movimento non fa parte del centro sinistra e deciderà “di volta in volta” con chi stare. Senza considerare che le difficoltà territoriali dei grillini sono sempre più evidenti. Allora con chi si raggruppa questo Pd così imbarazzato? Dopo una sonora sconfitta le contromisure dovrebbero esser chiare e rapide. Sopratutto in tempi così difficili e drammatici come quelli di oggi, tra pandemie e conseguenze devastanti sull’economia.
Invece il balbettio continua e non smetterà.
La politica oramai è ridotta a una permanente propaganda elettorale: così oggi per consolarsi si pensa alle prossime elezioni comunali di Savona del 2021, come se traguardare la prossima scadenza fosse un strategia per superare la sconfitta. Ma qui non siamo in un campionato di calcio che alla prossima partita te la rigiochi. Eppure il Pd ha scoperto nuove energie, nuovi nomi nel “partito dei sindaci”, vincitore all’interno delle sue liste contro gli uomini di questo apparato, che non ne azzecca nessuna e preferisce arrendersi alle logiche romane, basate sulle carriere dei bigs e sui loro calcoli personali, mentre la Liguria resta a bagno maria.
cronaca
L'autocritica: come è difficile il confiteor della sinistra
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