cronaca

La fotografia della Comunità di Sant’Egidio dal lockdown a oggi
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“Questa crisi non solo è diventata strutturale ma si è consolidata e purtroppo si è anche allargata ed è arrivata anche a intaccare quel cosiddetto ceto medio, medio-basso che prima sicuramente non aveva bisogno di aiuto”. Così Maurizio Scala della Comunità di Sant’Egidio di Genova spiega l’altra pandemia, quella ‘sociale’, che corre parallela a quella sanitaria e di cui si parla molto meno.


La situazione è abbastanza drammatica – spiega Scala – noi, ma anche gli altri centri di distribuzione genovese, abbiamo visto aumentare del 60 - 70% le persone che arrivano: noi seguivamo circa un migliaio di nuclei familiari a cui davamo la borsa della spesa ogni 15 giorni, in questo periodo siamo a circa 1700 nuclei familiari con un incremento importante del 70%”.


Qualcuno l’ha definito il virus della povertà. Sempre più persone non sono in grado di comprare da mangiare. Ma qual è la fotografia di chi bussa alla porta delle associazioni di volontariato per chiedere aiuto?
“Le persone nuove che sono venute da noi – racconta Scala - sono persone che in qualche modo ieri erano in quell'area ancora grigia ma riuscivano bene o male a portare da soli il peso della situazione e che oggi non ce la fanno più: sono persone che lavoravano nell'ambito della ristorazione e del turismo con contratti precari a termine; sono anziani che pur avendo la pensione hanno aiutato in questo periodo in maniera importante i loro familiari e quindi adesso hanno una riduzione di fatto del loro reddito; sono badanti che hanno avuto difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro per colpa del covid perchè le famiglie prima di prendere in casa degli sconosciuti per accudire gli anziani, per fare le pulizie ci pensano un attimo; nei primi mesi anche persone con la cassa integrazione in deroga che non l’avevano ancora ricevuta ed erano temporaneamente in difficoltà”.


E’ questo il popolo che incontrano ogni giorno, da mesi, migliaia di operatori e volontari, un popolo destinato ad aumentare, purtroppo, diviso tra la vergogna e la tipica riservatezza genovese di chi aiuta ma non lo vuole far sapere. Da qui l’appello della comunità di San’Egidio: “Purtroppo ci aspettiamo una seconda ondata per quanto riguarda quella che viene definita una pandemia sociale – conclude Scala – se il 31 dicembre finisce il blocco dei licenziamenti, non si sa la cassa integrazione in deroga come vada a finire, è che chiaro che noi ci aspettiamo una situazione di ulteriore afflusso. Noi abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti e soprattutto noi cerchiamo e cercheremo generi alimentari per riuscire a riempire sempre di più le buste della spesa e poi abbiamo anche bisogno di persone che ci aiutino nei diversi centri di distribuzione perché prima erano tre ora sono sette quindi abbiamo veramente tanto bisogno di aiuto”.