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Il presidente nazionale dell'ente di promozione Vincenzo Manco indica la sua linea
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 Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, interviene sul delicato momento che vive l’associazionismo di promozione sportiva e sociale del Paese, con alcune chiare richieste a politica e istituzioni

"Sinceramente avevamo, credo tutti, non immaginato ma sostanzialmente auspicato di vedere un inizio anno diverso da quello a cui stiamo assistendo. L'instabilità del quadro politico che si è aperta nella maggioranza di governo pone un punto di preoccupazione in più nell'ancora difficile fase che stiamo vivendo. La comunità scientifica internazionale ha marciato a tappe forzate per mettere a disposizione il vaccino, aprendo così una speranza rispetto ad una eventuale ripartenza che, osservando la curva riferita ai contagi, comunque è ancora di là da venire. Sarebbe, è, il tempo della responsabilità collettiva.

Di fronte ad una ricaduta sociale ed economica che è sotto gli occhi di tutti ci sarebbe bisogno di segnali di forte stabilità.

A ciò, e non è per niente poco, si aggiungono ancora le notizie che riguardano la cosiddetta "autonomia" del Coni, che si intrecciano con l'iter parlamentare sui decreti legislativi relativi al riordino del sistema sportivo.

Dopo circa due anni dalla presentazione della legge delega e di fronte a questa terribile pandemia che ancora ci costringe a vivere le limitazioni e i rischi che ben conosciamo, il sistema sportivo non sa fare altro che interessarsi solo di questo tema.

E lo sport, l'associazionismo sportivo di base, la cultura del movimento che è promozione e prevenzione della salute, infrastrutturazione sociale e rete coesiva delle comunità, dov'è? In quale parte dell'agenda politica è stato derubricato?

La Uisp lo vuole ribadire ancora una volta: al centro del dibattito pubblico, politico ed istituzionale, va messo il valore che rappresenta il capitale sociale delle nostre affiliate e di tutte le associazioni e società sportive del nostro Paese!

Abbiamo apprezzato più volte l'impegno di questo governo nell'aver posto attenzione e risorse per intervenire anche nel comparto sportivo, con misure a sostegno e ristori. Ma nello stesso tempo abbiamo chiesto alla politica e alle istituzioni, ai vari livelli, di avere uno sguardo capace di intercettare un orizzonte lontano, che sappia cogliere il bisogno di interventi strutturali che siano previsti in un Piano nazionale per la ripartenza dell'associazionismo sportivo di promozione sociale.

Con Sport e Salute si è aperto un confronto nel merito e anche sul ruolo che gli Enti di Promozione Sportiva dovranno avere nel futuro con una attenzione e considerazione che non avevamo mai registrato. È di questo che ci interessa parlare, su cui reputiamo utile e importante dire la nostra. Insistiamo pertanto nel chiedere di tenere ancora alta l'attenzione sulla governance del sistema sportivo, che nei decreti legislativi in discussione è stata lasciata fuori dall'attuazione della delega

Il futuro dello sport e dell'attività fisica sta nel rendere evidente il ruolo forte che svolgono nella costruzione di una società resiliente e sostenibile, nel processo di ripresa economica e sociale.

Perché ciò possa accadere, finalmente, non si può non immaginare un nuovo sistema di governance nel quale la promozione sportiva abbia un riconoscimento diretto da parte dello Stato e che partecipi in forma sussidiaria alla coprogrammazione e alla coprogettazione delle politiche pubbliche.

Si riconoscerebbe alla cultura motoria il posto che merita nel rapporto con la salute pubblica e con il benessere di prossimità. Fino ad oggi abbiamo fatto la nostra parte. Anche il Forum del Terzo settore ha offerto il proprio significativo contributo ai decreti legislativi in esame nelle commissioni parlamentari affinché siano rimosse quelle norme che non renderebbero possibile la scelta dell'associazionismo sportivo di entrare a pieno titolo nel mondo della promozione sociale. Se ancora non lo si è capito, è a rischio una percentuale alta della sopravvivenza delle realtà associative.

Vogliamo davvero ancora pensare che le questioni centrali siano l'autonomia del Coni, il numero dei mandati su cui si è arenata la parte più importante della riforma, la lunga polemica tra sistema sportivo e politica? Oppure riusciamo, siamo ancora in tempo, ad invertire il paradigma e la scala delle priorità e cominciamo ad assumere scelte chiare per fare investimenti che garantiscano una complicata ripresa che possa ridare a tutte e tutti l'opportunità, il diritto di giocare, correre, nuotare, fare sport, stare bene e meglio in salute".
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