Mentre ormai si avvicina la resa dei conti all’interno dell’associazione degli industriali di Genova con la sfida aperta tra Vittorio Malacalza e Marco Bisagno e , quindi, la decisione sulla sorte del direttore-factotum Paolo Corradi, sfiduciato da Bisagno, mentre questa chiassosa sceneggiata (anche se disperatamente tenuta in privato) mette in luce come non ci siano programmi, ma questa scelta sia, purtroppo, solo una questione di poteri interni, giocati come se la città non esistesse, altre scelte stanno per essere fatte.
Il ministro Bianchi sollecita la presentazione della terna per la presidenza dell’autorità portuale, va in scadenza anche la presidenza della Camera di Commercio e anche quella del rettore dell’Università. Inoltre ci saranno da rinnovare i vertici di numerose società partecipate da Comune, Provincia e Regione.
Nella disputa degli industriali si sono viste cose incredibili che fanno rimpiangere i tempi d’oro, quando era governata da personaggi del calibro di Angelo Costa, Giuseppe Manzitti, Piero Campanella. Le consultazioni portavano a scelte condivise su grandi nomi. Oggi i nomi, a volte, spuntano in maniera curiosa, come funghi nel bosco, proposti da non si sa chi e per conto di chi. Altro che rituali antichi. Sembra di stare all’”Isola dei famosi” con le sfida delle nomination: signori votate per Tizio, o per Caio? Mandate un sms.
In porto la sfida sarà ancora più pesante tra Regione e Comune, cioè tra Burlando e Vincenzi, con il presidente della Provincia, Repetto, che non vuole certamente stare alla finestra e tanti nomi già buttati sul tavolo, forse con l’obbiettivo di bruciarli subito. E con Giovanni Novi che è pronto a continuare se qualcuno glielo chiedesse.
In Camera di Commercio, Paolo Odone che ha gestito con saggezza due mandati sarebbe pronto a farne un terzo se la legge lo consentisse, altrimenti Genova corre il rischio di assistere all’ennesima lotta tra poteri pubblici e privati. Ne ricordiamo di miserevoli in passato.
Infine la scelta del rettore dell’Università di cui già ci siamo occupati, scelta che deve essere fondata su programmi seri che guardino soprattutto al bene degli studenti, al loro futuro, allo sviluppo della ricerca e non alla sistemazione di qualche reparto geriatrico.
L’impressione è che chi comanda a Genova non sia all’altezza di questi impegni e questo è davvero triste.
IL COMMENTO
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