"Servono liquidità, taglio dei costi fissi e maggiore considerazione del commercio cittadino. Dopo oltre un anno dalla prima ondata di chiusure ci ritroviamo intrappolati nelle medesime sabbie mobili". Così Laura Chiara Filippi, presidente Ascom Confcommercio Savona chiarisce ai microfoni di Primocanale la posizione della categoria. Nel cuore della città, corso Italia e via Paleocapa sono vuote e sonnolente. Diversi negozi hanno le luci spente, qualcuno dà il bianco alle pareti e non c’è voglia di parlare. “Abbiamo detto fin troppo” commenta un barista che non ha alcuna intenzione di rilasciare un’intervista perché "in Italia funziona tutto male".
L’aspetto della città non è emaciato a causa dell’ultimo colpo di coda dell’inverno, e nemmeno per il vento incessante, piuttosto riflette l'umore di una città in affanno e con poche prospettive. La ricostruzione post covid è ancora un miraggio, anche se bisognerebbe metterla in atto quanto prima. “Le disposizioni regionali parlano di zona rossa a Ponente fino a domenica 11 aprile, ma non è esclusa una dilatazione dei tempi. Sappiamo che tutto dipenderà dall’indice Rt e dai contagi, che dovranno scendere ben sotto i 250 casi ogni 100 mila abitanti. Per ora non sappiamo altro” aggiunge Laura Chiara riportando le voci dei commercianti savonesi.
La Liguria è spaccata a metà: le province di Imperia e Savona continuano a combattere per ridurre i ricoveri giornalieri. “Consapevoli della delicata situazione, abbiamo chiesto in tutti i modi di poter lavorare seguendo le disposizioni, ma è evidente che la linea del governo sia una e una soltanto. Ci viene chiesto un ultimo sacrificio, ma è dallo scorso anno che le famiglie non sanno cosa accadrà il giorno dopo”.
In Italia il sistema della divisione in zone è stato dannoso per il commercio? Di fatto, ha permesso di allentare le restrizioni laddove possibile. “Si è trattata di una soluzione provvisoria che ora va aggiornata. L’andamento dei contagi nelle regioni e nelle province cambia velocemente, chi era giallo peggiora e passa in zona rossa, così anziché aiutare le categorie, i continui cambi di colore le penalizzano. Basti pensare alle comunicazioni fatte da un giorno all'altro. Visto che sono passati diversi mesi dalla seconda ondata, ci aspettiamo soluzioni più efficaci". La soluzione c’è ed è quella della vaccinazione di massa, che si sta concretizzando a rilento, con grosse incertezze, alcune delle quali legate alle varianti del virus.
Con questi presupposti il commercio al dettaglio rischia di scomparire. "Sto parlando di attività di apertura, nemmeno di attività lavorativa. Quest'ultima è ormai un miraggio perché non si lavora da mesi, anche se i costi fissi ci sono e sono tanti. Gli aiuti non devono essere dei rinvii, ma delle misure concrete. Per esempio? Sgravare le attività di alcune gabelle. Siamo disponibili a confrontarci, a valutare risorse e nuovi investimenti, ma non possiamo sempre farlo tra di noi. Occorre affrontare l’emergenza per poterla superare”, conclude la presidente Ascom Savona.
cronaca
Savona piegata dai contagi. Ascom: "Anno da incubo e costi insostenibili"
Il commercio al dettaglio nella morsa della zona rossa
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