Il partito democratico nasce come partito di anziani? Si è posto questa domanda, ieri, sul Corriere della Sera, Giuseppe de Rita. I dati nazionali su chi ha votato alle primarie rivelano che il 54 per cento di chi è andato ai seggi per scegliere il leader aveva più di cinquant’anni. E’ la conferma che la passione politica è appannaggio delle persone mature, mentre ai giovani non interessa. Non si sentono coinvolti dalla politica come è oggi, cioè da questa politica giocata tutta sugli equilibri sempre più delicati tra Mastella che tira al centro la coalizione di governo, Di Pietro che gioca da battitore più o meno libero e il trio Ferrero-Diliberto-Pecoraro Scanio che gira il timone della barca di Prodi più a sinistra.
Il linguaggio di questa politica, urlato nei dibattiti televisivi, misurato sul risultato degli effetti con le interviste a questo o quell’altro personaggio sui giornali, non piace a chi va a scuola, frequenta l’università o si sta affacciando, pieno di problemi e di angosce, al mondo del lavoro.
Fose ha ragione, almeno in parte, il vecchio leader del Pci Pietro Ingrao che all’adunata della Cosa rossa grida che anche la politica deve far sognare.
I sogni dei giovani quali sono? Ai tempi nostri, ahimè, erano la maggiore libertà a scuola, la maggiore democrazia nell’università, quella che Giorgio Gaber chiamava la partecipazione. I giovani facevano le loro prime esperienze politiche nelle associazioni giovanili degli atenei, nelle federazioni giovanili dei partiti, nelle parrocchie, poi nei consigli di quartiere che ci illudevano di contribuire alle scelte politiche della città.
Oggi sono esclusi da tutto perché non hanno più queste opportunità. Tutti i loro sogni si riversano confusamente su internet, si manifestano in una ricerca disordinata di contatti occasionali.
Questo partito che nasce ogni giorno un po’ di più e che ogni giorno trova qualche zeppa sul suo percorso evidentemente non riesce a convincere i giovani.
Non è servito a molto, come hanno fatto anche in Liguria i candidati alla segreteria, riempire le liste di ragazzi, ragazze e ragazzini, anche sedicenni. I votanti sono anziani, sono la perfetta rappresentanza della popolazione di Genova e della Liguria, ultracinquantenni e ultrasessantenni. I giovani, almeno la maggioranza dei giovani stanno alla finestra.
Su questo risultato dovranno riflettere i costituenti del Pd, ma anche gli altri partiti. Come convincere i giovani a tornare alla politica? La risposta appare semplice: cambiandola.
Ai ragazzi non interessano i giochetti di potere, gli sgambetti, le finte alleanze. Ai ragazzi bisogna offrire idee, progetti, obbiettivi, soluzioni. Che possono dire a un giovane la disputa tra Vincenzi e Burlando? O le uscite di Monteleone? O le manfrine segrete degli industriali che cercano un nuovo presidente? Che cosa possono dire a chi per sopravvivere lavora in un call center o per pagarsi le salatissime rette dell’università deve fare la cameriera in una pizzeria di sera, dopo aver studiato tutto il giorno?
I ragazzi dalla politica vogliono risposte e non liti e annunci.
IL COMMENTO
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