cronaca

La memoria di quel giorno di 20 anni fa
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Si è scritta qui, in questo slargo alberato che divide in due via Caffa, una delle pagine più drammatiche della storia contemporanea di Genova. Dal 20 luglio di vent’anni fa piazza Alimonda è diventata purtroppo famosa in tutto il mondo così come il nome di Carlo Giuliani che proprio davanti alla chiesa di Nostra Signora del Rimedio perse la vita durante gli scontri di quel terribile pomeriggio. Tutti gli anni, da allora, in questo giorno è rivissuta la memoria, il ricordo di chi non ha voluto dimenticare: sempre un presidio, a volte numeroso, a volte meno ma sempre qualcuno presente.

 
Oggi ovviamente è stato diverso. Oggi sono stati tantissimi con il loro essere qui a costruire un ponte ideale con quel 20 luglio di vent’anni fa. Perché simili tragedie non debbano ripetersi mai più. Già alle 15 erano centinaia, con i vigili urbani che hanno chiuso l’accesso alla piazza all’altezza di via Casaregis: li vedevi arrivare a piccoli gruppi, a coppie, molti anche da soli, la maggior parte con uno zaino sulle spalle, tanti con la macchina fotografica, evidentemente per ricordare anche in futuro queste ore di comune sentire. E la cosa che colpisce di più è che moltissimi sono giovani e persino giovanissimi, sicuramente quel 20 luglio 2001 non ancora nati o proprio bambini. La sorveglianza, se c’è, è assolutamente discreta.

 
Ma sbaglierebbe chi dovesse pensare a un’atmosfera triste o malinconica, il momento della commozione e del silenzio verrà alle 17.27, l’ora in cui è morto Carlo, ma per ora è stata una festa, con tanto di gruppo rock ad allietare parte del pomeriggio (l’apoteosi quando è partita ‘Bella ciao’ e Manu Chao ha poi cantato ‘Clandestino’), tra chi cercava sotto gli alberi un riparo contro il sole che non dava tregua e chi invece incurante del caldo occupava il centro della piazza o l’aiuola centrale con il cippo che ricorda la morte di Giuliani circondato da fiori, magliette, striscioni, persino libri.


Alle 17.27, anzi 17.19 perché Giuliano Giuliani è andato leggermente ‘lungo’ nel ricordare i tragici fatti di vent’anni fa, il momento del dolore ed è stato forte lo scarto tra il rumore, il chiacchiericcio forte, la musica suonata a palla con quei sessanta secondi: non un silenzio assoluto perché intercalato da applausi e grida ‘Carlo è vivo’ ma comunque qualcosa di sentito e commosso. Poi via di nuovo alla musica, tra venditori di birra, di carne alla brace e persino di merchandising. La festa può continuare