cronaca

Sono 357 parti offese, ma la stragrande non si presenterà come parte civile perché già risarcita
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A tre anni dalla tragedia di Ponte Morandi la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 59 indagati (più le società Autostrade per l'Italia e Spea) dei 69 che erano stati iscritti sul registro degli indagati dopo il crollo del 14 agosto 2018 che ha causato la morte di 43 persone.

La prima udienza preliminare è fissata per il 15 ottobre davanti al giudice per l'udienza preliminare Paola Faggioni. Le istanze sono state decise dai titolari dell'inchiesta, i pm Massimo Terrile e Walter Cotugno, insieme all'ormai ex procuratore capo Francesco Cozzi ed all'aggiunto Paolo D'Ovidio.

Le parti offese sono 357: i parenti delle 43 vittime, i feriti e i traumatizzati, e le associazioni Assoutenti, Adoc e Adiconsum e Codacons. La stragrande maggioranza però non saranno parte civile perchè già risarcita da Autostrade. Toccherà al giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni pronunciarsi sull'ammissibilità delle associazioni o di altre singole posizioni come parte civile. Il Comune di Genova dovrebbe allungare la lista delle parti civili: lo ha garantito il sindaco Marco Bucci.


Le otto posizioni stralciate dal novero degli indagati riguardano dirigenti e tecnici di Autostrade, Spea del Gruppo Atlantia; Ministero delle Infrastrutture, Provveditorato alle Opere Pubbliche. Indagati eccellenti ma con ruoli e responsabilità marginali rispetto all'intera vicenda giudiziaria.

Potrebbero essere rinviati a giudizio invece Giovanni Castellucci, Michele Donferri Mitelli, Paolo Berti, rispettivamente amministratore delegato, direttore delle Manutenzioni e capo delle Operazioni presso Aspi; Antonino Galatà, Massimiliano Giacobbi ed altri di Spea.

Davanti ai giudici anche gli altri indagati fra cui le due società Autostrade e Spea di cui la Procura e la Guardia di Finanza a cui sono delegate le indagini, dicono di possedere approfonditi elementi di prova sulle loro responsabilità penali.

Tutti i 59 indagati devono rispondere di omicidio colposo plurimo, crollo colposo, omicidio stradale, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Per gli investigatori del Primo Gruppo della Guardia di finanza guidati dal colonnello Ivan Bixio gli indagati conoscevano le condizioni del viadotto Morandi, erano consapevoli dei rischi, tanto che stavano per intervenire con un progetto di retrofitting.

Lavori strutturali e urgenti stati però rinviati per seguire la logica del risparmio e dei maggiori dividendi. Logica che sarebbe stata imposta dall'alto, ed è anche per questo che a processo finiranno anche i vertici di Autostrade e di Spea, la società che ha omesso di svolgere il suo ruolo di controllore.