salute e medicina

Dopo gli otto anni di trattamento i rischi superano i benefici
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Per le donne in menopausa che si ammalano di tumore al seno, prolungare la terapia anti-ormonale fino a 7/8 anni allunga la vita, ma oltre questo periodo di trattamento i rischi possono superare i benefici. Lo dimostra una ricerca multicentrica italiana del Gruppo Italiano Mammella, coordinata dall'Irccs Policlinico San Martino di Genova, presentata dal congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) e pubblicata oggi su The Lancet Oncology.


Il tipo di cancro al seno più frequente è quello con recettori ormonali positivi, cioè quello in cui gli ormoni, in particolare estrogeni e progesterone, rappresentano il 'combustibile' delle cellule tumorali e ne stimolano la crescita. Dopo l'intervento per le donne in postmenopausa con un cancro al seno positivo ai recettori ormonali, il passo successivo è intraprendere la terapia anti-ormonale adiuvante (prima con tamoxifene e poi con letrozolo), allo scopo di bloccare la crescita di eventuali cellule residue e ridurre il rischio di recidive. Oggi la durata complessiva delle terapie prevista dal protocollo è di 5 anni. Lo studio GIM4 ha coinvolto 69 ospedali di tutta Italia reclutando di 2056 donne in postmenopausa operate per un carcinoma mammario positivo ai recettori per gli estrogeni e trattate per 2/3 anni con il farmaco anti-ormonale tamoxifene.


Le pazienti sono state assegnate casualmente a ricevere letrozolo per i successivi 2/3 anni oppure per 5 anni. "I risultati mostrano che il trattamento prolungato per 5 anni con letrozolo aumenta del 4% le probabilità di sopravvivenza e riduce il rischio di recidive. Sulla base dei risultati dello studio il protocollo terapeutico attuale potrà essere modificato prevedendo una durata ottimale di 7-8 anni per la terapia anti-ormonale. Oltre questa durata, a fronte dell'incremento della tossicità non assistiamo a un aumento della longevità" ha spiegato Lucia Del Mastro, oncologa e responsabile della Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino.


"I progressi della ricerca del San Martino permettono di rispondere alle esigenze dei pazienti, soprattutto in un campo come quello del tumore al seno per cui si sta verificando un costante aumento del numero di casi in tutto il mondo" ha concluso Antonio Uccelli, direttore scientifico del Policlinico.