Venerdì prossimo 15 ottobre nella tensostruttura bianca che occupa l'intero cortile del tribunale di Genova inizierà l'udienza preliminare dell'indagine sulla tragedia di Ponte Morandi per cui la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 59 indagati (più le società Autostrade per l'Italia e Spea) dei 69 che erano stati iscritti sul registro degli indagati dopo il crollo del 14 agosto 2018 che ha causato la morte di 43 persone.
Primocanale segue in diretta la giornata a partire dalle 8 dedicando interamente la sua programmazione a quello che è successo dal 14 agosto 2018 a oggi.
La prima udienza davanti al giudice per l'udienza preliminare Paola Faggioni sarà chiusa al pubblico: dopo l'appello delle parti ci sarà l'attesa presentazione delle parti civili, fra cui ci si inserirà anche il comune di Genova come preannunciato dal sindaco Marco Bucci.
Nonostante il 95% per cento dei familiari delle 43 vittime di Ponte Morandi sia già stato risarcito strategicamente da Autostrade per l'Italia i familiari di chi ha perso la vita nella tragedia potrebbero prendere parte ugualmente all'udienza preliminare come parti civili perché facenti parti del comitato stesso che ha svolto accertamenti per arrivare alla verità sulle cause della tragedia del 14 agosto 2018.
Il colpo di scena potrebbe arrivare grazie all'istanza dell'avvocato Raffaele Caruso che rappresenta i familiari e gli abitanti e le imprese della zona arancione. Il legale ha chiesto che il Comitato dei familiari possa essere inserito fra le parti civili, ovviamente non per ottenere altri risarcimenti ma per essere parte attiva nel procedimento.
Ponte Morandi, l'avvocato delle vittime: "Chiesto l'inserimento del comitato fra parti civili nonostante i risarcimenti ai familiari"
Come ha anticipato a Primocanale dal procuratore facente funzioni Francesco Pinto è già stato stilato un fitto calendario di udienze: saranno tre alla settimana da ottobre a dicembre, poi gli indagati la cui posizione non sarà archiviata diventeranno imputati.
Processo Morandi, intervista al procuratore Francesco Pinto: l'udienza preliminare
Se il calendario non subirà mutamenti e imprevisti entro i primi mesi dell'anno potrà cominciare il processo a chi ha causato il crollo del ponte e fatto morire 43 persone.
Le indagini sul disastro sono state coordinate dai titolari dell'inchiesta, i pm Massimo Terrile e Walter Cotugno, insieme all'ormai ex procuratore capo Francesco Cozzi ed all'aggiunto Paolo D'Ovidio.
Le parti offese sono 357: i parenti delle 43 vittime, i feriti e i traumatizzati, e le associazioni Assoutenti, Adoc e Adiconsum e Codacons. La stragrande maggioranza però non saranno parte civile perché già risarcita da Autostrade.
Toccherà al giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni pronunciarsi sull'ammissibilità delle associazioni o di altre singole posizioni come parte civile.
Le otto posizioni stralciate dal novero degli indagati riguardano dirigenti e tecnici di Autostrade, Spea del Gruppo Atlantia; Ministero delle Infrastrutture, Provveditorato alle Opere Pubbliche. Indagati eccellenti ma con ruoli e responsabilità marginali rispetto all'intera vicenda giudiziaria.
Potrebbero essere rinviati a giudizio invece Giovanni Castellucci, Michele Donferri Mitelli, Paolo Berti, rispettivamente amministratore delegato, direttore delle Manutenzioni e capo delle Operazioni presso Aspi; Antonino Galatà, Massimiliano Giacobbi ed altri di Spea.
Davanti ai giudici anche gli altri indagati fra cui le due società Autostrade e Spea di cui la Procura e la Guardia di Finanza a cui sono delegate le indagini, dicono di possedere approfonditi elementi di prova sulle loro responsabilità penali.
Nell'udienza preliminare il giudice valuterà le ipotesi di accusa in contraddittorio con le argomentazioni contrarie portate dalla difesa, all'esito di tutto questo il giudice valuterà per quale imputato sarà raggiunta una sufficiente prova per l'esercizio dell'azione penale.
Tutti i 59 indagati devono rispondere di omicidio colposo plurimo, crollo colposo, omicidio stradale, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Per gli investigatori del Primo Gruppo della Guardia di finanza guidati dal colonnello Ivan Bixio gli indagati conoscevano le condizioni del viadotto Morandi, erano consapevoli dei rischi, tanto che stavano per intervenire con un progetto di retrofitting.
Lavori strutturali e urgenti che sono stati però rinviati per seguire la logica del risparmio e dei maggiori dividendi. Logica che sarebbe stata imposta dall'alto, ed è anche per questo che a processo finiranno anche i vertici di Autostrade e di Spea, la società che ha omesso di svolgere il suo ruolo di controllore.
Il procuratore di Genova facente funzione Francesco Pinto a Primocanale nei giorni scorsi ha detto: "Sono rimasto sorpreso dalla sfrontatezza e dal cinismo con cui alcuni indagati dell'indagine sul crollo del Morandi parlavano sul tema della sicurezza, e dire che il 14 agosto del 2018 ero passato sul ponte con mia moglie appena quindici minuti del crollo...".
Processo Morandi, intervista al procuratore Francesco Pinto: "Colpito dalla sfrontatezza e dal cinismo degli indagati sul tema sicurezza"
Pinto alla domanda come spiegherebbe a un bambino perché è crollato il ponte Morandi ha risposto: "I bambini hanno fantasia, bisogna fargli capire che l'uomo può con le sue grandi capacità e grande ingegno può costruire delle grandi opere ma al tempo stesso con negligenza e incuria e anche egoismo personale può anche contribuire a distruggerle, fargli capire queste due contraddizioni apparenti dell'agire umano".
cronaca
Processo Ponte Morandi: venerdì 15 ottobre Primocanale in diretta
Si comincia venerdì con l'appello e l'accettazione delle parti civili, 59 gli indagati
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