Sarebbe stato facile pubblicare la foto delle due agricoltrici ricevute dal vice presidente di Regione Liguria, con delega a entroterra e agricoltura, a poche ore dalla puntata in cui la trasmissione del mercoledì sera, dedicata a enogastronomia e territorio, aveva organizzato il confronto tra il vertice politico e due giovani che, da settimane, hanno denunciato l'assenza di risorse economiche per chi, piccolo o minuscolo, in zona svantaggiate (sfigate) inizia l'attività della terra da zero senza possibilità di investimenti, mutui, anticipi o sovvenzioni familiari.
Sarebbe stato semplice intestarsi il successo e titolare: "Ecco, il faccia a faccia. Merito di Primocanale, grazie a Viaggio in Liguria".
Ma questa volta è differente rispetto a battaglie vinte e rivendicate con orgoglio come l'aver ridato attenzione e dignità alle botteghe montane o aver contribuito perchéé - grazie alla sensibilità di un direttore di Asl3 come Luigi Carlo Bottaro - la onlus Gigi Ghirotti del professor Franco Henriquet ricevesse spazi adeguati nell'hospice di Genova Bolzaneto.
No, non succede così perchéé la sostanza deve sempre superare la forma (compresa quella mediatica). Nella vicenda, che Viaggio in Liguria segue dalla prima puntata dell'attuale stagione televisiva, resta quello che il Cucinosofo ha definito buco vuoto. Ha una forma indirettamente proporzionale alla grandezza dei fatturati delle due protagoniste: enorme. E finchéé non sarà sanato, la sconfitta riguarderà tutti: politica, associazioni di categoria, cantori del territorio.
Cosa emerge di questa vicenda? (qui sotto i link di tutte le tappe)
A distanza di 40 giorni dal grido proveniente dai campi di Isola del Cantone, la disponibilità di confronto da parte del numero due di Regione Liguria, coinvolto nella questione per diretta competenza. Rimane, soprattutto, la buona volontà di Alessandro Piana a un incontro urgente e riservato già avvenuto con le due giovani negli uffici di piazza De Ferrari: cosa normale in un mondo normale per un amministratore pubblico, ma per nulla scontata di questi tempi. Dunque, da rimarcare e apprezzare.
Poi? Un bel po' di amarezza.
Giusto, appunto, la sostanza: le ragazze non percepiranno un quattrino, almeno non nel breve o medio termine.
Nei giorni in cui Regione Liguria bonifica 5 milioni a oltre 100 giovani richiedenti contributi ma sclusi dalle passate graduatorie per mancanza di fondi e, a Isola del Cantone non arriverà nulla per un insieme di fattori: mancanza di una regolare domanda, indicazioni in merito a misure o bandi ottenuti dalle associazioni di categoria apparse non appropriate (tesi rigettata dalle agricoltrici), pure, un pizzico di ignoranza (intesa sulla specifica materia burocratica, non certo sulla formazione relativamente a ragazze che zappano con una laurea in tasca o con la patente di mamma montanara) e buona fede. Insomma, ce n'è per tutti, senza scendere in noiosi tecnicismi che poco o nulla aggiungono alla questione.
E la Regione è immacolata? Ha fatto il suo dovere. Su questa vicenda nessuno potrà mai contestare l'operato del vice presidente o tanto meno dei suoi dirigenti. Non c'è una domanda, non ci sono requisiti, non ci sono margini per erogazione. Stop.
Già, ineccepibile a livello formale. A livello morale o - prendendola più bassa – sociale, c'è un mondo che, per essere navigato, necessita di generosità non richiesta, buona volontà e zero paga aggiuntiva.
Quale è questo orizzonte? Quello presentato da Viaggio in Liguria con il volto di due belle, determinate e magari un po' naif agricoltrici di paese. Gente che, in due, mette assieme meno di uno stipendio da operaio, ma che ogni giorno tiene pulito un pezzo di monte. Ragazze che lavorano con passione e, due volte alla settimana, portano le verdure della loro fatica sui mercatini di Vallescrivia.
Giovani donne certe che quel buco nero non è roba unica e isolata. Appartiene anche a chi, magari, una telecamera non ha avuto la fortuna di conoscerla, ma che nel frattempo pensa di salutare terra, campi e discorsi vari abbandonando altri presidi regalati presto ai rovi.
Dicono serva coraggio per fare i contadini. Sostengono sia necessaria la visione per fare politica. Vicinanza concreta ai lavoratori per fare i sindacalisti.
Allora, le associazioni di categoria, che da una parte si mostrano giustamente plaudenti all'intera rosa di domande finanziata dagli uffici regionali con 5 milioni di euro, ma dall'altra ribadiscono che il caso di Maddalena e Serena risulta tutt'altro che unico, diano numeri concreti e portino casi veri.
In un mondo teorico, anche, l’ultimo non andrebbe lasciato solo. Ma si è tutti sufficientemente adulti per comprendere che se, davvero, così dovesse essere, poco più si potrebbe fare di una presa d’atto: a Isola del Cantone oltre la sfiga del meteo, evidentemente, sarà passata quella della burocrazia e le ragazze presentate da Viaggio in Liguria – con certificazione di persone serie e lavoro duro, non parole – potranno sempre decidere se invece di proseguire la pulizia del bosco preferiranno tornare a Platone o a occuparsi d’altro.
Se nessuno – come probabile – avrà voglia di sporcarsi le mani per due casi isolati, qualcosa potrebbe cambiare qualora realmente fossero tre, quattro, dieci. Presenze silenziose. E quale forza avrebbe una Regione Liguria degli appezzamenti invisibili che sfida la grigia burocrazia delle formule garantendo dignità anche a chi ha perso tutti i treni, ma assicura pulizia e ordine ai propri paesi? Dirompente e rivoluzionaria.
Far perdere la speranza a chi ha entusiasmo è la cosa peggiore che politici, sindacalisti (e giornalisti) possono fare.
IL COMMENTO
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