Il nuovo segretario Dario Franceschini interrogato, (“Moderato o di Sinistra?”) risponde Democratico”.. E si conferma, almeno in partenza, tra i fautori di un partito dalla imprecisata originalità. E’ quella del partito liquido, ormai evaporato in una fitta coltre di nebbia. La responsabilità, naturalmente, non è solo di chi ha guidato il Pd in questa fase, ma si colloca più lontano nel tempo. Parte dal momento in cui i postcomunisti non hanno colto l’opportunità di guidare la ricostruzione di nuovo partito socialista democratico italiano. E' ben vero che anche il percorso scelto, quello del PD, aveva ed ha una sua forza suggestiva, ma, per il momento, il risultato si è rivelato desolatamente inadeguato. Si obietterà: è la fase iniziale, inevitabilmente imperfetta. Forse è così, ma ricorda tanto la spavalda superficialità attorno al congresso DS di Torino, Veltroni segretario, quella di "I care", quella dell'affossamento della "Cosa 2", con la definitiva marginalizzazione dei nuovi compagni di viaggio di allora: laburisti, repubblicani, cristiano sociali. Protagonista, ieri come oggi, una “modesta oligarchia” che cambia ragione sociale, che cambia compagnia di viaggio, ma non cede la barra di comando, in nome di una superiorità morale e politica di cui di sono perduti i connotati. E’ soprattutto la storia dei postcomunisti, nudi politicamente, privi della loro vecchia identità, incapaci di delinearne una nuova, ora accanto ai cattolici della ex Margherita che, (legittimamente) la loro, l'hanno tenuta ben stretta. Con il che il baricentro del nuovo partito oscilla confuso di qua e di là, e nessuno si sente a casa propria. Un partito più pre-democratico che democratico con una inaudita concentrazione delle decisioni ed una disarmante pochezza di contenuti, dove diventa facile teorizzare un partito senza componenti. Se le idee sono deboli, le differenze sfumano in una nebbia grigia di ovvietà. E' il primo passo: subito dopo, le opinioni forti diventano fonte di sospetto. E il comunismo che è uscito dalla porta rientra dalla finestra, sotto le spoglie di una imprecisata modernità della politica, nella sostanza caratterizzata da una sorda difesa delle posizioni. Ma come si può sperare di dare ossigeno ad un nuovo grande partito e teorizzare, come un bene auspicabile, la mortificazione o la mitigazione delle diversità? Un bene forse per l'incolumità del manovratore, ma non per il governo dei problemi, che presuppone una rete di donne e uomini rappresentativi del mondo reale e soprattutto onesti, colti, preparati, intelligenti. Non dunque il surrogato povero del grande Circo Barnum socialista della prima repubblica, quello "dei nani e delle ballerine", non dunque quello che qualcuno, con imperdonabile perfidia, definisce il festival PD “delle debuttanti e dei ventriloqui".
*Presidente Centro culturale Carlo Rosselli Genova
IL COMMENTO
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