L’inchiesta di Primocanale sulle spiagge libere tocca un problema reale. La Regione Liguria nei mesi scorsi ha avvertito una esigenza simile: la Giunta ha proposto al Consiglio regionale, che l’ha approvata, una legge proprio per incentivare la destinazione pubblica almeno di una parte non trascurabile dei nostri litorali. In particolare la legge indica ai Comuni l’esigenza di dotarsi di piani per l’utilizzo del demanio, con l’obiettivo di avere almeno un 40 per cento delle spiagge libere. Questo obiettivo potrà essere raggiunto gradualmente, pianificando il rinnovo delle concessioni alla loro scadenza. La Regione stanzia a questo fine anche una prima tranche di risorse, che possono contribuire ad attrezzare le spiagge, che devono essere pulite, dotate di servizi, docce, spogliatoi.
Ciò non significa disconoscere il ruolo degli stabilimenti balneari tradizionali, ma cercare anche un nuovo modello, nel quale la libertà per tutti di accedere alla spiaggia senza pagare obbligatoriamente un ingresso non contrasta affatto con l’esercizio di attività economiche al servizio dei frequentatori del litorale: punti di ristoro, servizi medici, affitto di sdraio e ombrelloni e quant’altro. Si tratta di venire incontro a una utenza popolare che, specialmente in tempi di crisi, ha meno risorse, e anche di favorire una spesa più articolata dei turisti.
Gli esempi che ci vengono da molti paesi esteri, in particolare dalla vicina Francia, ci dicono che questo modello funziona anche dal punto di vista dei ritorni economici e dello sviluppo turistico. Si tratta anche di aprire un confronto con lo stato sull’uso del demanio. Noi siamo contrari a un incontrollato aumento dei canoni demaniali. Ci può essere un incremento ragionevole. Ma il vero punto è che oggi le risorse vanno per il 90 per cento allo Stato e per il 10 per cento alle Regioni. Dovrebbe esserci un riequilibrio che indirizzi risorse anche ai Comuni che si impegnano in questa nuova politica dell’uso del litorale.
Per quanto riguarda, infine, la questione del Lido e di Corso Italia, ricordo che nel programma del Comune di Genova c’è molta attenzione alla complessiva riqualificazione di tutto il waterfront urbano. Se il Comune di Genova decidesse di programmare un nuovo assetto del litorale lungo Corso Italia, la Regione potrebbe intervenire anche con risorse proprie nell’ambito di scelte che attribuissero un ruolo maggiore all’intervento pubblico, proprio per favorire una fruizione più ampia delle spiagge. Naturalmente con tutta l’attenzione dovuta alle imprese esistenti e alla manodopera che vi è occupata: sono soggetti che dovrebbero essere coinvolti nella discussione verso un nuovo modello.
Ma la paura di ogni cambiamento deve cedere il passo alla capacità di cogliere nuove opportunità.
* Presidente della Regione Liguria
IL COMMENTO
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