Mario Margini è da anni una delle migliori teste pensanti della sinistra. Ma mi ha fatto un certo effetto vederlo, ieri sera a "Destra Sinistra", nuotare scompostamente nel mare tempestoso e paludoso del progetto del Nuovo Lido. Margini, bella mente di sinistra, che difende una operazione edilizia privata (e i privati imprenditori devono guadagnare sennò che razza di imprenditori sarebbero?) e l’ex An Gadolla difendere invece la salvaguardia della costa in quel tratto, corso Italia, Lido, Caravella, che dovrebbe essere il più bello di Genova e il più accessibile senza pagamento di gabelle da parte dei cittadini, anche di quelli (e ci sono compagno Margini) che non possono permettersi di pagare ingressi, sdraio, lettini solari, base nautica, fitness, pilates, doccia al Veuve Cliquot, spaghettini al sapore di mare, due ostriche due innaffiate da un bianco di Saint Tropez, servito molto freddo, mi raccomando.
Il discorso è di una semplicità inversamente proporzionale alla nebulosità del progetto e dei proponenti. Dunque: la giunta Vincenzi-Margini ha sposato fin dal momento della conferenza stampa di presentazione un progetto privato (benissimo) che prevede di fare casette sulle onde del Lido, terrazze enormi sul mare, vialetti con palmette e ibischi, piscine e vasche, il tutto nel tratto di costa che, almeno in grande parte dovrebbe appartenere alla città. Città, uguale, cittadini. C’è alla base un paradosso: una parte della costa, del mare, è stata “regalata, venduta?” dal fascio forse, a una famiglia. Ergo, è mare privato, spiaggia, privata. Ma che su questa spiaggia privata si costruiscano appartamenti davvero non lo capiamo, cioè non capiamo questo spasmodico amore della giunta Vincenzi-Margini per le case sul mare laddove c’erano già le cementificazioni (davvero orrende) delle cabine-casette dello stabilimento più grande d’Europa.
L’altro aspetto curioso è che Margini afferma con una incredibile serenità, che davanti al mega-progetto di un privato, il Comune non va a vedere che cosa c’è dietro, sia in termini di solidità dell’operazione, sia in termini di trasparenza. Insomma è come se Pinco Palla andasse a palazzo Tursi e presentasse un bel progetto per costruire un galoppatoio all’interno di piazza della Vittoria con stalle e un hotel a 5 stelle e i comunardi rispondessero: grazie! Stupendo! Vi facciamo subito la variante che trasforma piazza della Vittoria in un ranch. Se è così c’è da tremare. Dopo l’idea del Nuovo Lido ne spunteranno a decine, senza controllo: io e Davide Lentini, per esempio, con diecimila euro di capitale e la nostra società “Davide&Golia” vorremmo realizzare una maxi-serra per la coltivazione degli champignons nell’aiuola centrale di piazza Corvetto, al posto del monumento al re Vittorio Emanuele II che con Genova, come ricordano giustamente quelli del Mille non è stato simpatico. Si tratta, semplicemente, di buttare giù equino e Sire, togliere il marciapiede intorno, sradicare le azalee, allargarci un po’ verso Mangini, salvaguardando il tavolino di Rosario Monteleone, innalzare una grande serra, quella sì trasparente, piena di funghetti deliziosi e tenerissimi.
Margini che cosa facciamo? Veniamo da lei con un vasetto di sottolio a garanzia della nostra serietà? E poi, via con la variante per la piazza? Noi siamo pronti e sicuri che la giunta del fare ci farà fare e, forse, strafare. Sottolio, sottaceto e sotto vuoto.
IL COMMENTO
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