Cronaca
"Addio signorina anarchia": l'ultimo saluto a Fernanda Pivano
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Una corona di rose bianche e rosse da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Quelle solo bianche dell’”ultimo ribelle”, Vasco Rossi. E gli applausi, i sorrisi, le lacrime intorno al feretro, anch’esso avvolto di fiori bianchi, i preferiti di Fernanda Pivano. Il funerale celebrato a Genova, la sua città, nella basilica di Santa Maria Assunta a Carignano. Il primo ad arrivare è Giuliano Montaldo con la moglie. Prima di entrare nella basilica il regista dice: "Sono contento che abbia vissuto così tanto e che sia stata sempre viva. L'ho incontrata un po' di volte. Era un mito vero. Il suo sorriso, la sua umanità e cultura, una donna eccezionale". Tra i tanti amici alcuni sono venuti anche da Roma, come Tito Schipa Junior e la moglie Adriana che per Fernanda Pivano hanno organizzato tante feste di compleanno a Roma, dove lei si è trasferita per tanti anni d'estate nella casa di via della Lungara e dove ha scritto il suo libro la Casbah. "Gli amici di Roma l'hanno amata tanto. Per me era una sorella vera - dice Adriana Schipa -. Vedeva le persone per come erano veramente. Ti faceva sentire come sei e diventavi più vera della verità. Quello che mi consola è che lei ora non voleva stare come stava". Davanti alla chiesa arriva anche l'ex indiano metropolitano Nuvola Rossa e porta il suo libro Segnali di Fumo che la Pivano aveva apprezzato. E poi Fabio Fazio, Germano Celant, Franz Di Cioccio e Patrick Djivas (Pfm), Vittorio De Scalzi, il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, quella della Provincia di Genova Alessandro Repetto, il vicesindaco Paolo Pissarello, l’amica Dori Ghezzi: nella basilica che dieci anni prima aveva riunito gli stessi volti per l’addio a Fabrizio De Andrè. Sue sono le canzoni del saluto a Fernanda Pivano che echeggiano alla fine della cerimonia: “Il malato di cuore” e “Ave Maria”. Mentre don Andrea Gallo trasforma il funerale quasi in una festa, come la sua “signorina anarchia” avrebbe voluto e appggiando una mazzo di rose bianche sulla bara il “prete di strada” (“A me piace on the road” precisa don Gallo) si lascia andare alle lacrime e, alzando il braccio sinistro, mostra il gesto della Pace. “Ciao signora libertà”. L’ultimo viaggio è verso il cimitero monumentale di Staglieno. Raggiunge la mamma Maria, l’amico De Andrè. “Tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina”. (Anna Chieregato)
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