Politica

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Dopo i dubbi sulla sua candidatura a sindaco di Genova, sollevati a Primocanale da Bruno Ravera, fondatore della Lega Nord, e da Sandro Biasotti, il caso Musso è finito tra i punti della riunione del coordinamento regionale del Pdl. C’era anche lui al vertice, anche se i “senatori” del partito dicono di non essersene quasi accorti. Forse perché ha scelto di non intervenire e se n’è andato prima della fine. Sta di fatto che a molti non piace questo suo non volersi amalgamare al gruppo e scegliere la strada del “cavaliere solitario”. “Ho preferito non replicare ai dubbi, pur legittimi, di Ravera e Biasotti – dice a Primocanale – perché ho scelto una linea zen, da monaco buddista, per stemperare le polemiche”. Rimasto male sul piano personale dall’attacco di Biasotti? “A questo preferisco non rispondere”, si limita a dire. Il problema, dunque, rimane. Anche se, intervenendo al telefono nel corso della riunione, il ministro Claudio Scajola ha ribadito “E’ il candidato migliore che abbiamo. Ma va costruita una forte campagna elettorale”. Per questo ha scelto di affiancare a Musso e ai coordinatori locali del Pdl uno dei saggi del partito, quell’Alfredo Biondi primo tra i sostenitori della candidatura del giovane senatore e suo padrino politico. “Speriamo che possa servire a Musso a imparare a fare squadra” è il commento del coordinatore regionale Michele Scandroglio “Dobbiamo essere uniti, a partire da lui. Altrimenti si perde”. Musso ribadisce di essere al lavoro da tempo con la sua Fondazione, Oltremare. E alla domanda “Se il Pdl la scaricasse, si candiderebbe comunque per i fatti suoi?” per ora preferisce non rispondere. “Vedremo”, si limita a dire. E’ opinione comune che se ne riparlerà dopo l’estate. (Davide Lentini)